(da Firenze) “Questa è ancora oggi la nostra sfida per il futuro: costruire ponti di dialogo tra le genti del Mediterraneo. Unire ciò che è stato diviso per secoli. Unire in nome della fratellanza umana, come ci ricorda il documento di Abu Dhabi”. Ne è convinto il card. Gualtiero Bassetti, che nel suo intervento a conclusione dell’incontro dei vescovi e dei sindaci del Mediterraneo ha ricordato ancora una volta la testimonianza profetica e l’eredità del “sindaco santo”: “Dio ci ha chiamato qui a Firenze. Contro ogni avversità, contro ogni difficoltà, contro ogni guerra. ‘Spes contra spem’, come avrebbe detto Giorgio La Pira. Unire per la pace: siamo di fronte ad una sfida epocale”. “Abbattere muri, costruire ponti”: questa, ha ricordato il presidente della Cei, “è la splendida immagine elaborata da La Pira. Un’immagine che mutuò da quello che vide al Cairo nel 1967 dopo aver incontrato il presidente egiziano Nasser. In quell’occasione scorse una squadra di operai abbattere i muri che erano stati costruiti davanti alle porte dell’albergo, come strumenti di difesa antiaerea. In quel gesto percepì il simbolo di una grande azione politica e culturale. Bisognava abbattere il muro della diffidenza tra i popoli e costruire ponti di dialogo tra le genti”. Di qui l’importanza della Carta di Firenze, “che forse rimarrà anche quando noi non ci saremo più”, ha detto a braccio il cardinale, ringraziando i 60 vescovi e 65 vescovi presenti “del meraviglioso lavoro che abbiamo fatto tutti insieme”. “Portatela nelle vostre città, nelle scuole, nelle comunità religiose, nelle parrocchie”, l’invito a proposito del documento finale sottoscritto, per la prima volta insieme, dai partecipanti: “Divulgatela ma soprattutto incarnatela nella vostra vita. Quella carta infatti è la testimonianza, non solo simbolica, che esiste una coscienza mediterranea. Quella carta è un patto sociale, un patto di amicizia sociale. La Carta di Firenze è un raggio di luce nell’ora più buia”.