“La coscienza della necessaria collaborazione tra l’istanza religiosa, rappresentata in questo caso dai vescovi e si spera in futuro anche da vescovi di altre denominazioni, imam e rabbini, e quella civile, rappresentata dai sindaci delle città del Mediterraneo. I vescovi e i sindaci, infatti, rappresentano il loro territorio, i loro abitanti con peculiarità e storie definite”. È quanto emerge dalla Carta di Firenze, firmata oggi al termine della sessione congiunta tra vescovi e sindaci del Mediterraneo, incontro in corso fino a domani a Palazzo Vecchio. A richiamare al Sir i contenuti del documento – definito dal sindaco di Firenze, Dario Nardella, “un traguardo storico” – è il Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, partecipante all’incontro dei vescovi e dei sindaci del Mediterraneo che si chiude domani nel capoluogo toscano. “Tra le idee emerse trovo molto importante quella di puntare sull’educazione e su quella proposta di ‘Erasmus’ del Mediterraneo che trova ulteriore corpo nel progetto dell’università del Mediterraneo, per creare una sensibilità condivisa anche tra i giovani del Mare Nostrum. Come l’Erasmus ha facilitato la coscienza europea dei giovani, un Erasmus del Mediterraneo potrebbe favorirne una mediterranea utile a promuovere il dialogo tra mondi culturali geograficamente vicini ma culturalmente anche lontani”. “Ripartire dal territorio, dal basso – conclude Patton – può diventare una ripresa su scala anche civile dell’idea sinodale di Papa Francesco: dare voce al popolo e mettere in moto un meccanismo partecipativo per la società civile. Anche nel caso delle guerre, infatti, le città hanno posizioni diverse rispetto ai loro governi perché sanno bene che ne patiranno le conseguenze”.
Per il patriarca caldeo di Baghdad, card. Louis Raphael Sako, “la Carta è una presa di coscienza da parte dei partecipanti del fatto che siamo tutti responsabili di ciò che accade nel mondo. È una risposta all’indifferenza”. “In Iraq – ricorda il patriarca – abbiamo avuto brutte esperienze con le guerre, ora lo stesso sta accadendo in Ucraina. Leader politici e religiosi non devono restare indifferenti”. A riguardo Firenze è stata una scuola di dialogo esponenti religiosi e civili di diverse idee e sensibilità. “In questi giorni – spiega Mar Sako – abbiamo imparato molto relativamente al dialogo, all’ascolto, alla convivenza; sono questi gli unici strumenti per risolvere i problemi del mondo, non certo la scelta militare. In questo incontro e nella Carta abbiamo ribadito che siamo un’unica umanità, una sola famiglia umana, con la stessa dignità, libertà e diritti. Quella stessa libertà che cercano coloro che sono in fuga dalle guerre, dall’instabilità e dalla povertà. La sinergia tra sindaci e vescovi – conclude – è concreta, pratica e trova riscontro nel territorio. Per questo auspico che nei prossimi incontri possano trovare posto anche i rappresentanti delle altre fedi e denominazioni cristiane. La responsabilità è di tutti”.