La Carta di Firenze “apre le nostre coscienze ai problemi del Mediterraneo che però riguardano tutto il mondo. È possibile lavorare insieme per trovare soluzioni decisive”. Lo ha detto Jean-Marc Aveline, vescovo di Marsiglia, nella sua testimonianza offerta oggi alla sessione pomeridiana dell’Incontro internazionale dei vescovi e sindaci del Mediterraneo, in corso nel capoluogo toscano. “Con i vescovi abbiamo lavorato molto sulla Carta di Firenze. Vogliamo essere accanto ai sindaci nel servizio alla città e ai poveri. C’è una responsabilità comune, in particolare sui migranti”, ha aggiunto mons. Aveline che non dimentica i giovani che, ha ribadito, “devono essere al centro dell’attenzione”. Dal presule è giunta anche la proposta – già presentata a Papa Francesco – di “un sinodo sul tema del Mediterraneo. Un cammino da percorrere con umiltà e coraggio”. Parole condivise dal sindaco di Smirne, Mustafa Tunc Soyer, per il quale “le città hanno la possibilità di diffondere la pace perché la crisi globale, la pandemia, le guerre e la povertà possono essere risolte solo localmente. La ricchezza del nostro Mediterraneo è la diversità dei popoli che lo abitano. Una diversità da proteggere. Pace significa crescita, sviluppo e prosperità”. Benjamina Karic, sindaca di Sarajevo, ha ricordato il 30° anniversario, “doloroso” dell’assedio della sua città, “il più duro e lungo scontro in una città che l’Europa ricordi dei tempi moderni. Purtroppo oggi siamo testimoni di qualcosa di analogo. Puoi bombardare e radere al suolo una città ma non potrai mai distruggere la sua anima. Per Sarajevo – ha detto – la cosa più importante è la pace e la stabilità. La Carta di Firenze è importante per portare pace e stabilità in tutto il Mediterraneo”.