“Sotto questa Carta c’è una messe di eventi e volontà convergenti che la rendono diversa dalle altre. Intanto perché promuove la comprensione reciproca, non solo parlando insieme e dicendo le stesse cose, ma innescando un meccanismo permanente di consultazione, cooperazione, l’idea che sindaci e vescovi continuino a parlarsi di cose concrete, valori e progettualità condivise. Perché senza questo le Carte non hanno gambe, non camminano”. Così Giampiero Massolo, presidente dell’Ispi (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) ha parlato della Carta di Firenze durante il suo intervento all’incontro “Mediterraneo, frontiera di pace” in corso (fino a domani) nel capoluogo toscano. Massolo ha evidenziato “l’agenda positiva” contenuta nel testo e sottolineato come per “farla nascere” è necessario “un metodo multilaterale fecondo reinventato dal basso. Nella realtà contemporanea quando gli Stati sembrano perdere un po’ del loro potere e della loro sovranità – ha spiegato – cresce il potere delle realtà locali, cresce il potere di agenda e governance delle realtà locali che spesso in molte aree del vivere comune, si sostituiscono quasi agli Stati e ne surrogano l’efficacia”. L’obiettivo per il presidente dell’Ispi è “tracciare un’agenda positiva per il Mediterraneo. Nonostante tutto il mare stia passando dall’essere un mare di collaborazione a un mare minaccioso, la Carta di Firenze e questo incontro danno l’idea di come si riesca, malgrado tutto, a sviluppare degli elementi per un’agenda positiva”.