“Abbiamo assistito alla morte di tre bambini senza ragione e temiamo per tutti quelli dell’Ucraina, dove la situazione si sta deteriorando rapidamente. Loro stanno sopportando il peso di questa crisi, e ora stanno pagando con le loro vite una guerra di cui non hanno alcuna responsabilità. Non c’è più un posto sicuro in Ucraina e la situazione sta cambiando di ora in ora”. Lo ha dichiarato Irina Saghoyan, direttrice di Save the Children per l’Europa orientale. “Tutti i 7,5 milioni di bambini nel Paese sono in grave pericolo di essere colpiti, di subire un grave impatto psicologico o di essere costretti a sfollare”, ha aggiunto Saghoyan, ricordando che “i bambini hanno già vissuto otto anni di conflitto, subendo la violenza, i bombardamenti e la fuga dalle loro case, quello che sta accadendo è troppo grave. Ogni guerra è una guerra contro di loro. Bisogna fare ogni sforzo per trovare immediatamente una soluzione diplomatica e proteggerli da tutto questo”.
Save the Children Italia ha aderito alla manifestazione contro la guerra per un’Europa di pace indetta dalla Rete italiana per la pace e il disarmo che avrà luogo domani alle 10.30 in piazza Santi Apostoli, a Roma.
“Assistere all’insorgere di un ennesimo conflitto che imprimerà un segno indelebile nella vita di molti bambini, rischiando di ucciderne tanti altri, è assurdo ed inaccettabile”, ha evidenziato Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children Italia. “Partecipiamo a questa manifestazione – ha proseguito – per chiedere con forza l’immediata cessazione delle ostilità, perché questo è l’unico modo per proteggerli dalla guerra e da ulteriori violazioni dei loro diritti. L’escalation di violenze e i combattimenti, l’uso di armi esplosive, mettono a rischio la popolazione civile, le scuole e gli ospedali, esponendo i bambini a conseguenze gravissime per la loro vita e la loro sicurezza. Le parti in conflitto devono inoltre garantire il massimo accesso agli aiuti umanitari perché possano raggiungere loro e le loro famiglie che sono in grave pericolo e che vivono in condizioni estreme”.