“La guerra in Ucraina ci tocca da vicino ed entra nella vita delle nostre comunità. Lo avvertiamo drammaticamente in queste ore attraverso il dolore, i pianti, le preoccupazioni e i lutti di tante persone, donne e uomini ucraini, che vivono e lavorano nei nostri territori. A loro e all’intera popolazione dell’Ucraina rivolgiamo un affettuoso pensiero ed assicuriamo la nostra vicinanza e preghiera a Dio Padre di tutti. La preghiera, per noi, rimane lo strumento più forte e ‘disarmante’ che abbiamo a disposizione”. Lo scrive mons. Francesco Moraglia, patriarca di Venezia, che in una nota diffusa oggi si è unito all’appello di Papa Francesco perché tutti, specialmente chi ha più responsabilità, “facciano un serio esame di coscienza davanti a Dio, che è il Dio della pace e non della guerra: il padre di tutti, non solo di qualcuno, che ci vuole fratelli e non nemici”. “Stiamo purtroppo vivendo giorni che avevamo intensamente sperato di non dover vivere – ha spiegato il patriarca –. Quando si usano le armi e i metodi della violenza e della guerra, tutto, allora, diventa una possibile e terribile realtà, anche le cose più tragiche, come le morti di civili e militari. Per questo è fondamentale pregare, sperare e – chi può ed ha l’autorità per farlo – adoperarsi perché questo conflitto cessi al più presto e si ritorni ad usare il metodo del dialogo, del confronto, della diplomazia”. “Ci apprestiamo a vivere con intensità e partecipazione il prossimo Mercoledì delle Ceneri – 2 marzo – come giornata di preghiera, di digiuno e di grande unanime invocazione per la pace in Ucraina. Intanto domenica prossima, 27 febbraio, alle ore 15.30 nella basilica della Salute si terrà un momento di preghiera, a cui tutti sono invitati, con la partecipazione dei fedeli della comunità ucraina cattolica di Venezia”. “Chiediamo a Dio – ha concluso mons. Moraglia – il dono della pace che noi uomini, da soli, non siamo in grado di garantire e lo facciamo attraverso la sicura intercessione di Maria, Madre di Gesù e Madre nostra, invocata ad Oriente ed Occidente come Regina della Pace e qui a Venezia come ‘Madonna della Salute’, ossia come Colei che si fa carico delle sofferenze di tutti i suoi figli.