“Eliminare la schiavitù contemporanea, il traffico di esseri umani e il lavoro forzato è una esigenza morale che richiede delle risposte urgenti e condivise”. Lo ha detto p. Nuno da Silva Gonçalves, rettore della Pontificia Università Gregoriana di Roma, in apertura del convegno che si tiene oggi e domani sulla schiavitù moderna. L’evento, intitolato “Sradicare la schiavitù moderna. Quale ruolo per le religioni?”, è promosso dal progetto “Walk free” della fondazione australiana “Minderoo”, dallo Scalabrini International Migration Institute e dalla facoltà di Scienze sociali dell’Ateneo pontificio. Nel suo discorso il rettore non ha nascosto le luci e le ombre che riguardano l’atteggiamento tenuto dalla Chiesa nei confronti della schiavitù nei secoli passati. “Di particolare significato è stato il breve In supremo del 1839, nel quale Papa Gregorio XVI si è pronunciato contro tutte le forme di schiavitù e di commercio di esseri umani”, ha ricordato. Sulla forma che affligge invece i nostri giorni ha aggiunto: “Nella condanna, la Chiesa cattolica si è sempre trovata, senza equivoci, in prima linea, come vediamo nei pronunciamenti degli ultimi pontefici e, in particolare, nell’insistenza con cui Papa Francesco riprende questa tematica”. La lotta contro la schiavitù contemporanea, “davanti agli interessi economici sottostanti – ha sottolineato –, che raggiungono cifre inimmaginabili, richiede un impegno coraggioso e condiviso; un impegno coraggioso e condiviso da parte degli stati, delle organizzazioni internazionali, delle religioni, della società civile e dei singoli cittadini”.