“Quasi tutti i governi proibiscono la schiavitù ma a volte ci sono altri problemi radicati, come le posizioni culturali. Bisogna che il popolo capisca questi concetti e operare ai diversi livelli”. Sulla definizione legale del fenomeno della tratta e della schiavitù nelle varie nel mondo, è intervenuto così Tomoya Obokata, relatore speciale Onu, durante il convegno sul tema, in programma oggi e domani alla Pontificia Università Gregoriana. Obokata ha detto che il Covid ha ridotto l’impatto della schiavitù per frequenza in conseguenza del lockdown ma che “ci sono altri traffici di esseri umani, meno visibili, e altre forme di sfruttamento. Questo significa che le vittime continuano a essere sfruttate e nascoste. La pandemia ha portato a una riduzione dei posti di lavoro e ciò può portare al rischio di schiavitù per debito. Alcuni Paesi hanno attuato delle misure. Gli Stati sono stati in grado di proteggere i propri popoli ma in Africa non sempre è accaduto”. Una nota positiva, l’operatore dell’Onu la legge nell’impegno delle giovani generazioni, “più interessate alla difesa dei diritti umani”, e delle aziende che “prendono con più serietà la questione”. E anche il “progresso tecnologico – ha concluso – potrebbe essere usato per individuare i casi di schiavitù”.