“Fra cinque anni vedremo l’impatto che il Covid-19 ha avuto sulla schiavitù. Stiamo già cominciando a capire l’effetto che ha avuto sulla lotta contro il fenomeno”. A dirlo è stata Katharine Bryant, referente della organizzazione internazionale Walk Free impegnata nella eradicazione della schiavitù moderna durante il convegno promosso a Roma oggi e domani. “C’è però – ha aggiunto – un interesse crescente e negli ultimi cinque anni l’attenzione è decollata. Specie i giovani si interessano all’ambiente e ai diritti umani. Inoltre ci sono molti movimenti fra i consumatori che chiedono prodotti sostenibili. Credo sia essenziale il fattore di spinta verso la produzione etica e il lavoro dignitoso. Le organizzazioni religiose sono sempre in prima linea nella lotta. Le persone che fanno parte delle congregazioni vedono le persone vittime di sfruttamento ed è molto importante che le vittime sappiano a chi rivolgersi”. Bryant ha ricordato come lo sfruttamento delle persone avvenga in tutti i Paesi del mondo, anche se in particolare in Asia, viene registrata una maggiore vulnerabilità anche rispetto agli Stati arabi. “La società civile – ha sottolineato – può rispondere e adottare delle contromisure, può intraprendere delle azioni, e la regolamentazione delle filiere di approvvigionamento può avere un ruolo importante”.