L’Arci chiede “lo stop immediato delle ostilità in Ucraina” e condanna l’aggressione armata della Russia. “Esprimiamo una forte preoccupazione per la popolazione civile inerme, i bambini, le donne, i vecchi, che come sempre pagheranno il prezzo più caro della guerra – afferma l’associazione -. Auspichiamo che si rendano da subito disponibili dei corridoi protetti per consentire alle agenzie internazionali e alle organizzazioni umanitarie un intervento efficace e senza rischi”. Arci è vicina alla società civile pacifista in Russia e Ucraina e sostiene “tutti gli sforzi necessari per un immediato cessate-il-fuoco e per una ripresa dei tavoli negoziali: ‘la pace si fa con il nemico’”. Chiede a tutta la società pacifista europea di far sentire la propria voce e intende partecipare alle iniziative programmate che si stanno
organizzando in moltissime città italiane. Il primo appuntamento sarà la manifestazione di Roma di sabato 26 in Piazza SS. Apostoli. “Chiediamo al nostro Paese e all’Europa: di fare tutto quanto è possibile per una cessazione immediata delle ostilità attraverso tutti i mezzi possibili della diplomazia, per una de-escalation della crisi con principi di neutralità attiva attraverso il ritiro delle forze armate d’invasione e la revoca del riconoscimento delle Repubbliche separatiste del Donbass; di convocare in tempi strettissimi una sessione straordinaria del Parlamento europeo ed italiano per una informativa della situazione e una discussione a tutto campo per evitare avventurismi armati che possano coinvolgere direttamente anche il nostro Paese; di favorire l’avvio di trattative per un sistema di reciproca sicurezza che garantisca sia l’Ue che la Federazione Russa senza ulteriori ingerenze nella vita interna dell’Ucraina; che tutte le parti coinvolte si impegnino a negoziare un nuovo Trattato per smilitarizzare l’Europa; che gli Stati Uniti ritirino le loro armi nucleari di stanza nei Paesi membri della Nato così come la Russia deve ritirare le sue armi nucleari tattiche dalle basi vicino al suo confine occidentale; che l’Ue predisponga un piano straordinario di accoglienza per i profughi e si prepari all’arrivo dei civili in cerca di protezione aprendo loro le frontiere”.