“Qui non ci si può esprimere liberamente. Non abbiamo nemmeno visto una bandiera con ‘abbasso la guerra’. Nessuna manifestazione, niente”. Fonti del Sir da Mosca hanno riferito di un clima pesante sul territorio russo che reprime le voci contrarie alla guerra. “Ce lo si dice tra persone, privatamente, ma non si manifesta, è vietato”. E chi lo fa viene bollato come “agente straniero” e messo sotto rigido controllo. E infatti testate non allineate come Ovd-Info, Meduza o Dojd, iniziano a riferire di arresti. I numeri galoppano: 100 a metà pomeriggio, poi 150, 442 quando a Mosca sono le 20, oltre 600 pochi minuti dopo le persone già fermate in una quarantina di città della Federazione russa perché scese in strada per dire no alla guerra. Tra costoro l’attivista Lev Ponomarev, che prima di mostrarsi in piazza con un cartello contro la guerra, ed essere arrestato oggi a Mosca, ha lanciato sulla piattaforma change.org una petizione che in quattro ore ha raggiunto quasi 300 mila adesioni. Un altro appello è stato pubblicato su Facebook dallo scrittore e giornalista Mikhail Zygar e sottoscritto da intellettuali e persone del mondo della cultura: “Non vogliamo che i nostri figli che vivono in un Paese aggressore provino la vergogna perché il loro esercito che attacca uno stato indipendente vicino. Esortiamo tutti i cittadini russi a dire no a questa guerra” dice il testo. Sui profili social delle testate citate continuano ad arrivare immagini di manifestazioni spontanee, sempre più consistenti soprattutto a Mosca e San Pietroburgo, insieme a quelle dei convogli delle forze di polizia e agli arresti.