“L’accoglienza è fatta di vita quotidiana, di momenti pratici. Accogliere vuol dire scontrarsi con stili, pensieri, vite e prassi diverse. Diversi sono gli orari in cui pranzare, i cibi da comprare nel fare la spesa, ad esempio. L’accoglienza è fatta di difficoltà, che nascono dal cercare un equilibrio tra mondi, abitudini e stili di vita così apparentemente lontani”. Così don Michele Chiapuzzi, parroco a Codevilla, diocesi di Tortona, racconta la sua esperienza di accoglienza di migranti e richiedenti asilo ‘a casa sua’, in occasione della campagna “L’odio non risolve” lanciata lo scorso 19 febbraio dall’associazione di promozione sociale Neos Kosmos (www.neoskosmositalia.it), per porre “l’attenzione sulla gravità della diffusione dei messaggi di odio, verso tutti, ma in particolare nei confronti di migranti e rifugiati, da anni additati come primo capro espiatorio”. La campagna si alimenta di storie di accoglienza come quella di “don Michele”, raccontata dall’associazione Neos Kosmos e rilanciata oggi attraverso i canali social. Nella canonica del sacerdote “sono passati centinaia di uomini e donne con storie di fragilità e violenza, provenienti da Paesi europei, sud americani e africani, come quella di due mamme e due bambini eritrei arrivati attraverso i corridoi umanitari con Caritas. Un’accoglienza, raccontano da Neos Kosmos, che ha poi coinvolto l’intera comunità al punto da invitare le due famiglie a pranzo la domenica nelle proprie case, a fare la spesa insieme e ad organizzarsi a turni per accompagnarle nei vari passaggi istituzionali e burocratici. Nel 2018 è arrivato Mohammed, un ragazzo della Guinea di circa 30 anni espulso da un Cas (Centro di Accoglienza Straordinaria) a seguito del cosiddetto decreto Salvini. “Un’accoglienza trasformatasi in amicizia profonda, che ha portato all’adozione legale di Mohammed: dallo scorso aprile don Michele e Mohammed portano lo stesso cognome e a novembre 2021 Mohammed ha coronato un altro suo sogno sposando una sua connazionale. “Mohamed è musulmano e io sono un prete cattolico: abbiamo innanzitutto condiviso la fede, la fede in un unico Dio. Mi è capitato di veder pregare Mohammed qualche volta e mi sono commosso. Nel pregare c’è un buttarsi dentro ad un mistero più grande, quello che Pascal chiama la ragione del cuore, che è incommensurabile perché rappresenta le ragioni della vita che ognuno ha nelle proprie esperienze”. Lo scorso gennaio, sono arrivati anche due giovani ragazzi dalla Siria, Zado e Leith. È Mohammed, dicono a Neo Kosmos, “a prendersi cura di loro, con profonda fratellanza e comprensione. A riprova del fatto che quell’equilibrio tanto cercato nell’incontro con il diverso è l’Amore a crearlo. E che, dopotutto, chi riceve Amore genera Amore. Chi riceve odio, genera odio”.