“Il vostro pellegrinaggio è segno della piena partecipazione dei fedeli in condizione di disabilità alla comunione della Chiesa”. Lo ha detto Papa Francesco ai membri dell’Associazione “Voir Ensemble”, ricevuti oggi in udienza in Vaticano in occasione del loro pellegrinaggio a Roma. Riflettendo sull’episodio evangelico dell’incontro di Gesù con il cieco nato, il Papa ha fatto notare che “lo sguardo di Gesù ci precede, è uno sguardo che chiama all’incontro, che chiama all’azione, alla tenerezza, alla fraternità. Gesù arriva alla piscina di Siloe: vede un uomo cieco dalla nascita. Anche i discepoli vedono quell’uomo, il quale non chiede nulla. È Gesù che vede in lui un fratello che ha bisogno di essere liberato, salvato. Il Signore ci chiama a coltivare la tenerezza e lo stile dell’incontro. I discepoli, da parte loro, sono fermi allo sguardo che in quel tempo si aveva sulle persone nate cieche: sono nate nel peccato, punite da Dio”. Ma Gesù, prosegue il Papa, “rifiuta radicalmente questo modo di vedere” e la sua “è una parola di liberazione, di accoglienza e di salvezza”.
Per il Pontefice, “oggi, purtroppo, siamo abituati a percepire solo l’esterno delle cose, l’aspetto più superficiale. La nostra cultura afferma che le persone sono degne d’interesse in funzione del loro aspetto fisico, dei loro vestiti, delle loro belle case, delle loro vetture di lusso, della loro posizione sociale, delle loro ricchezze. Come il Vangelo ci insegna, ancora oggi la persona malata o con disabilità, a partire dalla sua fragilità, dal suo limite, può essere al cuore dell’incontro: l’incontro con Gesù, che apre alla vita e alla fede, e che può costruire relazioni fraterne e solidali, nella Chiesa e nella società”. In secondo luogo, Cristo, donando la vista al cieco, con il suo gesto “ci invita ad agire subito, a consolare, lenire e curare le ferite dei nostri fratelli. La Chiesa è come un ospedale da campo. Quanti feriti, quanti fratelli e sorelle hanno bisogno di una mano tesa che curi le loro ferite!”, conclude Francesco.