Il Gruppo di esperti del Consiglio d’Europa sulla tratta degli esseri umani (Greta) continua a passare in rassegna la conformità del comportamento dei Paesi rispetto alla Convenzione contro la tratta e oggi ha pubblicato il rapporto relativo alla Francia. Numerose sollecitazioni e osservazioni arrivano dall’istituzione internazionale. Rispetto alle vittime: “basso il livello dei risarcimenti concessi”, le prove sul danno subito dalla vittima devono rientrare nelle indagini penali e la normativa sul congelamento e confisca dei beni va usata per garantire il risarcimento. Rispetto agli autori: sono cresciti dal 2016 i procedimenti giudiziari, ma “il numero di condanne è ancora basso”. I casi di tratta devono essere “indagati in modo proattivo e perseguiti in modo efficace, portando a condanne efficaci, proporzionate e dissuasive, in particolare sviluppando la specializzazione nei casi di tratta tra investigatori, giudici e pubblici ministeri”. Vanno protetti meglio le vittime e i testimoni della tratta che denunciano. La Francia deve fare di più per contrastare la tratta a scopo di sfruttamento lavorativo: con maggiori ispezioni nei settori ad alto rischio (ivi compresi i casi di servitù domestica), sensibilizzando forze dell’ordine, ma anche l’opinione pubblica per “scoraggiare la domanda di servizi forniti da persone vittime di tratta”. A preoccupare è anche “la crescente tendenza alla tratta di bambini in Francia e per l’inadeguatezza delle risorse messe in atto per identificare le vittime e fornire loro assistenza”, dice il rapporto. Inadeguate anche le risorse e le strutture assegnate alle Ong che aiutano le vittime. I dati ufficiali parlano di 1 401 vittime censite nel 2016, 1 263 nel 2017, 1 445 nel 2018, 1 460 nel 2019 e 1 243 nel 2020. Poi ci sono tutte quelle ancora sommerse.