“Far emergere le problematiche sottese alla gestione dei beni culturali delle comunità di vita consacrata, di presentare, in una sede di studio, le buone pratiche di tutela e di valorizzazione avviate dagli istituti stessi o dai centri di ricerca universitari, e di promuovere una campagna sistematica di catalogazione di tali beni che li faccia conoscere prima di tutto agli istituti possessori stessi e ne garantisca la buona conservazione”. Questo, ha spiegato il card. João Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita
consacrata e le Società di vita apostolica durante la presentazione in sala stampa vaticana, l’obiettivo del convegno internazionale “Carisma e creatività. Catalogazione, gestione e progetti innovativi per il patrimonio culturale delle comunità di vita consacrata” (4-5 maggio 2022), promosso dalla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica e dal Pontificio Consiglio della Cultura. “Ci sembra oggi arrivato il tempo di unire le risorse, a livello istituzionale e a livello di comunità di vita consacrata, comprendendo in questa espressione gli istituti religiosi, i monasteri, gli istituti secolari e le società di vita apostolica”, ha affermato il cardinale: “da qui, la collaborazione dei due Dicasteri competenti e la presenza nel comitato promotore della Conferenza Episcopale italiana, di una Università pontifica ed una Università statale. Da qui l’invito ai consacrati e alle consacrate a riflettere sul valore che i beni culturali hanno per la collettività di oggi, sulla loro destinazione ultima, sulla loro correlazione con il carisma di ciascun istituto e con la dimensione profetica dello stesso carisma”. “Sappiamo che non mancano iniziative di buona gestione dei beni culturali da parte degli istituti di vita consacrata, ma è difficile conoscerle, farle venire alla luce, così come è difficile quantizzare e descrivere il patrimonio dei consacrati”, ha osservato Braz.., secondo il quale “esiste in questo campo una difficoltà oggettiva a coordinare attività comuni, come un inventario/catalogo generale dei beni culturali dei consacrati, anche solo a livello nazionale, sebbene non manchino organismi di coordinamento, come le conferenze nazionali di superiori maggiori”. “Non dimentichiamo che a differenza delle singole chiese locali, coordinate dal vescovo diocesano, i singoli istituti e i monasteri godono di un’autonomia maggiore, perché sono soggetti ai controlli dei rispettivi superiori maggiori e della Congregazione per gli istituti di vita consacrata, nelle ipotesi determinate dal diritto”, ha sottolineato il cardinale: “Eppure tutti gli istituti, i monasteri e le società di vita apostolica sono chiamati a fare cordata per dare un passo importante che è quello della catalogazione e della documentazione fotografica dei beni culturali, la cui utilità emerge ad esempio in occasione del recupero di opere rubate o del restauro di beni danneggiati da calamità naturali”.