“Oggi più che mai, è urgente l’intervento congiunto di tutti i Capi di Governo per scongiurare la guerra, e perché venga difeso il diritto internazionale, l’indipendenza e la sovranità territoriale di ciascun Paese. Insieme al Santo Padre, vogliamo chiedere ai governanti di ‘trovare soluzioni accettabili e durature in Ucraina’”. È l’appello lanciato oggi a nome di tutti i vescovi del continente europeo da mons. Gintaras Linas Grušas, arcivescovo di Vilnius (Lituania) e presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali europee, in queste ore cruciali in cui le diplomazie mondiali sono alla ricerca di una via possibile di dialogo per scongiurare il ricorso delle armi in Ucraina. “Credo che l’attuale crisi al confine tra Russia e Ucraina sia la crisi più pericolosa in Europa dalla fine della guerra fredda”, dice l’arcivescovo in un’intervista rilasciata al Sir. “Non possiamo considerare un tale conflitto limitato unicamente ai soli due popoli che si trovano in quello scenario ma riguarda tutta l’Europa a cominciare dai Paesi più vicini. Ogni conflitto, ogni guerra porta sofferenza, distruzione e povertà, insieme a morti e feriti. In Lituania – osserva mons. Grušas –, ci sono molte persone anziane sopravvissute alla seconda guerra mondiale che ricordano quanto hanno vissuto sulla propria pelle. Sono tracce del nostro passato di cui siamo molto consapevoli e gettano un’ombra anche sulla situazione attuale e su un’inevitabile allargamento del conflitto. Conosciamo i pericoli connessi e vogliamo fare di tutto per evitarli. I vescovi lituani hanno chiesto a tutte le persone in Lituania di pregare il rosario ogni giorno a febbraio per la pace in Europa e nel mondo. Tutti i vescovi europei e le comunità cristiane sono vicini a quanti soffrono a causa di questi drammatici momenti di tensione con la preghiera di tutta la Chiesa e con un forte appello ai Responsabili delle Nazioni perché si impegnino a risolvere il problema attraverso il dialogo e i negoziati, senza ricorrere alle armi”. “Non possiamo rimanere indifferenti ai continui tentativi di destabilizzazione e distruzione che attentano alla unità del nostro continente”, aggiunge il presidente del Ccee. “Alla fine del 2021, abbiamo assistito all’ammassamento di migranti ai confini della Bielorussia con Polonia, Lituania e Lettonia usati come scudi umani per destabilizzare la situazione in quella che è stata definita una nuova guerra ibrida. Ora assistiamo a un’escalation della tensione al confine tra Russia e Ucraina per ragioni geopolitiche ed economiche. È necessario mantenere una ‘linea dura di deterrenza’. Finché i Paesi europei rimarranno uniti, penso che la deterrenza funzionerà. C’è un detto che dice: l’unione fa la forza. Nel nostro caso, l’unione fa anche la pace. Insieme a Papa Francesco affidiamo all’intercessione della Vergine Maria, Madre d’Europa, e alla coscienza dei responsabili politici ogni sforzo per la pace”.