Alla vigilia del vertice tra Unione europea e Unione africana che si terrà a Bruxelles il 17 e 18 febbraio, Caritas italiana si unisce agli appelli delle Chiese locali, dell’Onu e di altre organizzazioni internazionali affinché i governi “agiscano immediatamente per rispondere ai bisogni delle popolazioni che necessitano di assistenza” nella regione del Corno d’Africa: “Sono già 20 milioni le persone in condizioni di grave insicurezza alimentare che rischiano la catastrofe se non ci sarà un intervento deciso e immediato” e “occorrono 1,5 miliardi di dollari per rispondere alla crisi, pari a circa 1 millesimo delle spese militari mondiali annue. Finora solo il 2,3%, è stato promesso dai donatori”. Caritas italiana ricorda che “è sempre più urgente e necessario agire sulle cause profonde della crisi ponendo fine alla guerra nel Tigray e consentendo senza alcuna restrizione l’arrivo e la distribuzione di aiuti alla popolazione; serve inoltre un’azione politica forte e unitaria volta alla stabilizzazione della Somalia, l’impegno di tutti nella lotta al cambiamento climatico e il sostegno a rafforzare sistemi alimentari sostenibili e la resilienza delle popolazioni locali nel medio termine”. Caritas ricorda che “la combinazione di conflitti e una gravissima siccità con livelli di intensità mai registrati dal 1981, sta provocando una delle peggiori crisi alimentari degli ultimi 10 anni. Una situazione è simile a quella del 2011 quando la lentezza della risposta globale alla crisi provocò oltre 250.000 morti per fame ed effetti correlati, metà dei quali sotto i 6 anni”. In questo periodo una terza stagione consecutiva di scarse precipitazioni ha portato a perdite di raccolto e di bestiame nelle aree rurali dell’Etiopia meridionale e sudorientale, della Somalia e del Kenya orientale e settentrionale. Una quarta stagione di precipitazioni inferiori alla media è prevista tra marzo a maggio 2022, con il rischio di morte e deperimento di centinaia di migliaia di capi di bestiame, aumento dei prezzi degli alimenti di base e bassa domanda di lavoro agricolo che sta riducendo la capacità di sostentamento delle famiglie. Inoltre la guerra nel nord Etiopia nella regione del Tigray, Amhara e Afar tra forze governative e milizie regionali in corso da novembre 2020 ha già provocato, oltre alle vittime delle violenze, migliaia di morti per fame, 4 milioni di sfollati e circa 9 milioni di persone che necessitano di assistenza umanitaria, possibile solo in minima parte a causa della guerra e delle restrizioni imposte all’accesso agli aiuti umanitari. Instabilità, insicurezza e conflittualità sono ancora in Somalia, Sud Sudan e Sudan. Caritas italiana è in costante contatto con le Caritas dei Paesi colpiti e in particolare in Etiopia, Sud Sudan, Somalia, e Kenya per rispondere alla crisi. In Etiopia un nuovo piano di aiuti è stato lanciato per sostenere le popolazione del nord vittime del conflitto nel Tigray e quelle del sud e all’est vittime della siccità. In Kenya sono in atto interventi nell’area della costa e si stanno valutando possibili azioni nel nord.