“Abbiamo accolto con soddisfazione la notizia che corrisponde alla saggezza giuridica, che manifesta la giusta e doverosa attenzione nei confronti della vita umana la cui tutela è il cardine degli ordinamenti civili ai quali l’ordinamento italiano vuole appartenere. Questa decisione ribadisce la fondamentalità del valore della vita umana nel nostro sistema giuridico ovvero la centralità della tutela della dignità della vita umana nella nostra Carta Costituzionale”. Così la presidente del Movimento per la vita italiano, Marina Casini, commenta la sentenza della Consulta che ha ritenuto inammissibile il quesito referendario relativo all’“Abrogazione parziale dell’articolo 579 del Codice penale (omicidio del consenziente). “Attendiamo le motivazioni e nel frattempo non possiamo non ricordare la sentenza n. 35 del 1997 con cui la stessa Corte Costituzionale aveva rigettato la richiesta di referendum radicale – praticamente identica a quella accolta nel 1980 – che voleva abrogare la legge sull’aborto, perché la tutela della vita non può essere abbandonata e fa parte dei principi necessari all’esistenza di un ordinamento democratico”, ha aggiunto Casini secondo la quale la posizione della Corte “aggiunge ulteriori elementi alla discussione in corso sul Testo unico sulla morte volontaria assistita, eliminando l’argomento – opinabile – di affrettare il processo legislativo per evitare il referendum”. A questo punto, sgombrato il campo dal referendum, la speranza è che “il Parlamento non insista ad allargare le maglie della sentenza 242/2019 introducendo disposizioni eutanasiche, ma si preoccupi piuttosto di riversare il massimo impegno scientifico, tecnico, organizzativo a implementare e diffondere le cure palliative e una adeguata terapia del dolore”. La sfida, conclude la presidente Mpv, “è sempre quella della massima prossimità, della compagnia, della vicinanza affettuosa, dell’accompagnamento nel tratto della vita che tutta la vita riassume, arrivando ad accettare serenamente la morte senza mai cagionarla volontariamente”.