In via dei Servi, 2 a Siena, in piena Contrada di Valdimontone a poche centinaia di metri da piazza del Campo e dalla piazza con la statua di Sallustio Bandini, diventata prima icona della ricchezza e poi degli imbrogli finanziari, c’è una porta dalla quale si accede ai servizi che le suore di San Vincenzo de Paoli ed i loro oltre 40 volontari, offrono quotidianamente ai poveri della città. Ogni giorno una cinquantina di persone si alternano per usufruire della mensa ad ora di pranzo, del servizio docce e della distribuzione di indumenti e di generi alimentari. Anche passando da quelle parti con Google street view, non si può fare a meno di notare davanti alla porta d’ingresso persone meno fortunate che attendono il loro turno per entrare, oltre che il furgone con il quale, assieme ai loro mezzi personali, i volontari raccolgono quotidianamente il materiale offerto da privati e negozi, lo portano al centro e lo ridistribuiscono anche nelle case dove abitano anziani e disabili che non possono muoversi.
“Riusciamo a farli sentire un po’ a casa. Non vivono questo posto come un ghetto ma come un luogo dove trovano attenzione, un sorriso e si aprono parlando, raccontando e confidandosi. Spesso non riesco a servire i pasti a tavola, perché in molti mi chiamano per parlarmi”. Sono queste le parole di suor Nevia delle Monache, da circa 3 anni alla guida della mensa per i poveri nel convento di San Girolamo a Siena, che quotidianamente incontra gli ospiti della mensa, molti migranti, in maggioranza pakistani, ma anche senesi, in questo periodo tutti regolati da ingresso contingentato, con controllo del greenpass e della temperatura corporea, sistemati a mangiare in tavoli singoli ben distanziati tra loro. “Per noi i poveri sono i primi. Riusciamo a fare tutto perché lo facciamo insieme”, dichiara suor Nevia che sottolinea l’importanza della collaborazione di tutta Siena ma, soprattutto, della provvidenza, “Prima di tutto c’è il Signore che provvede alle persone che vengono ad aiutare, a quelle che girano per le case, alla roba. Io sto facendo veramente un’esperienza di fede”. “Volevo provare questa esperienza, per mettermi in gioco per aiutare il prossimo”, le parole di Gabriele, 29 anni, volontario del servizio civile, distaccato nella mensa per i poveri dove presta servizio dal lunedì al venerdì, confrontandosi con quelli che definisce i problemi che accomunano tutte le città, compresa la sua Siena, “è una bella esperienza, perché ti accorgi del lavoro immenso che c’è dietro, anche se sembra tutto semplice guardando alla naturalezza con il quale viene effettuato da tutti”. “Pian piano ho istaurato un rapporto con alcuni ospiti ai quali piace parlare ed aprirsi”, aggiunge il volontario, concludendo, “possiamo imparare molto da loro, a partire dal loro modo di affrontare con il sorriso la fatica che devono sopportare per restare a galla. Una lezione di vita”. “Dal campo a piazza del campo”, scherza un ospite della mensa che dalle Marche è arrivato in Toscana per lavorare nelle vigne, girando anche in Russia ed in Spagna dove lavorava nelle raccolta della frutta, “mi trovo in un periodo messo male e quindi sono dovuto venire a mangiare qui”.