“Come cittadino marradese, anzi, come sopravvissuto grazie alle castagne di Marradi, rivolgo un accorato appello ai responsabili del Fondo Investindustria che controlla Italcanditi, titolare di Ortofrutticola del Mugello, al Governo italiano, attraverso il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, a tutte le autorità competenti delle Regioni Toscana ed Emilia-Romagna e dei comuni interessati, e alle forze sindacali, perché sia trovata al più presto una soluzione onorevole e basata sui valori costituzionali del lavoro, della solidarietà e della giustizia sociale, per far proseguire a Marradi l’attività della fabbrica delle castagne”. Lo rivolge l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, il card. Gualtiero Bassetti, nativo di Marradi. “Sapere che nel mio paese natale chiude la fabbrica delle castagne mi fa piangere il cuore”, rivela il porporato, ricordando che “nell’immediato secondo dopoguerra, dopo essere scampati alla terribile strage di Crespino e Fantino, con 44 uomini fucilati dai nazifascisti, se siamo sopravvissuti per anni alla fame lo dobbiamo anche ai castagni di Marradi”. “Ricordo bene – prosegue Bassetti – quando da bambino, come tanti miei concittadini di quelle zone, andavo a cercare le castagne nelle marronete, insieme a mamma e papà, portando a casa quei saporiti e preziosi marroni, che poi per mesi le nostri madri cuocevano in tanti modi per metterli in tavola a colazione, pranzo e cena per sbarcare il lunario, come in passato avevano fatto i nostri antenati per intere generazioni”. “Grazie ai marroni, siamo sopravvissuti alla guerra e alla fame”, sottolinea il cardinale: “Grazie ai marroni, di sicuro fra i migliori in Italia, nell’epoca dell’industrializzazione è sorta la fabbrica, che ha dato lavoro e prosperità a tanti abitanti della zona”. “Ora – esorta Bassetti –, mentre siamo tutti preoccupati per la crisi dovuta alla pandemia, faccio appello affinché la fabbrica dei marroni resti a Marradi, per continuare a dare lavoro agli 80 dipendenti, il 90% donne, che lavorano per sostenere le loro famiglie, in un territorio già fragile dal punto di vista socio-economico e con poche possibilità di lavoro”.