Covid, conflitto, colpo di stato, crollo dell’economia, crisi: cinque ferite “hanno messo in ginocchio un popolo unito e una nazione orgogliosa e in ginocchio siamo venuti qui da nostra Madre implorandola di guarire questa nazione ferita”. Sono le parole pronunciate dal card. Charles Bo nella messa celebrata per la giornata mondiale del malato al Santuario Nazionale di Nostra Signora Nyaunglebin che si trova a Nord di Yangon, lungo la strada per la città di Mandalay. Un santuario che era meta di migliaia di persone che arrivavano da ogni angolo del Myanmar, di ogni cultura e religione. “Oggi ancora una volta siamo venuti qui in cerca della protezione di Maria. Come nazione e come popolo, affrontiamo sfide, lacrime, pandemia, sfollamenti e rotture umane. Siamo venuti qui nella Speranza, cercando Misericordia, implorando la guarigione”, ha detto l’arcivescovo Bo. “Maria – ha aggiunto – sente il nostro dolore; come noi ha subito tutte le sofferenze e i dolori che oggi subiamo. Sì, conosce il dolore di migliaia di nostre madri che hanno perso i loro figli e le loro figlie a causa della violenza. Sa cosa significa vivere nella paura e nell’ansia, temendo per la vita del suo prezioso figlio. Sa cosa significa essere uno sfollato interno, costretta anche lei a fuggire nel periodo più difficile della nascita di suo figlio. Conosce il distacco forzato come rifugiata in fuga in Egitto. Ai nostri profughi e a coloro che si stanno nascondendo, Maria dice: sono con te”. L’arcivescovo ha poi ricordato nelle sue parole tutti gli operatori sanitari definendoli “i santi della porta accanto” ed ha parlato delle chiese diventate, come ha esortato Papa Francesco “ospedali da campo”, aprendo le porte a “tutti, ai feriti, a coloro che vivono nella paura”. “Insegniamo a questa nazione a guarire, non a ferire: a gettare armi di mutua distruzione e ad armarsi di strumenti di guarigione”.