“So bene che la pandemia ha acuito la solitudine di coloro che, per infermità o per avanzata età, sono costretti a trascorrere le giornate senza il conforto di una carezza, la vicinanza di uno sguardo e l’amore della presenza delle persone care”. Lo afferma mons. Michele Seccia, arcivescovo di Lecce, nella lettera inviata alle persone malate della diocesi, nella speranza che questa arrivi al loro cuore. “Con voi e per voi – aggiunge – invoco la protezione della Vergine Maria, Salute degli Infermi, che oggi è particolarmente venerata nel Santuario di Lourdes, dove tanti sono coloro che si recano per portare alla Madre di tutti noi il grido della loro sofferenza e affidarsi con fiducia alla sua intercessione”. L’arcivescovo si rivolge anche ai sacerdoti anziani ed ammalati che continuano il loro ministero offrendo al Signore sofferenze e dolori: “A volte le malattie sono grandi e terribili, ma siamo certi che il nostro medico, Gesù Cristo, è di potenza infinita e per Lui non esiste alcun male incurabile, a tal punto che è in grado di donare la vita eterna a coloro che spendono la loro esistenza per Lui”, prosegue mons. Seccia che esorta i sacerdoti più giovani ad accompagnare i sacerdoti più anziani o ammalati, ed i sacerdoti impegnati nella pastorale dei malati a non trascurare la visita alle persone anziane e ammalate. “Purtroppo, sono ancora troppe le omissioni che si commettono riguardo al servizio da rendere ai nostri cari ammalati. Pur consapevole dei molteplici impegni, intendo richiamare il grave dovere che ha il parroco di visitare personalmente ogni ammalato, per portargli l’olio della consolazione e il Sacramento dell’Amore. Questi due Sacramenti, unitamente al Sacramento della Riconciliazione, sono segni prettamente sacerdotali”. “Solo chi è insignito del sacerdozio ministeriale di Cristo può assolvere dai peccati, celebrare l’Eucaristia e ungere con l’olio degli infermi”, conclude mons. Michele Seccia che, assicurando la sua preghiera agli ammalati, li invita a pregare a loro volta per la Chiesa di Lecce e per il suo cammino sinodale.