Prosegue, in varie forme e zone del Paese l’ondata di violenza che sta caratterizzando in Colombia queste prime settimane dell’anno. Parallelamente, si assistono a diverse prese di posizione da parte dei vescovi. Dopo l’attacco al battaglione di fanteria Pantano de Vargas N.21, situato nel comune di Granada, nel dipartimento centro-orientale di Meta (che ha provocato la morte di due persone e il ferimento di altre sei), il vescovo di Granada, mons. José Figueroa Gómez, ha espresso in una nota la forte condanna per l’attacco terroristico, che è stato attribuito dalle autorità alla dissidenza Farc. Il vescovo esprime “vicinanza e solidarietà alle comunità di Granada e della regione di Ariari, vittime delle esplosioni di violenza e insicurezza che continuano a crescere in questi territori”. Ricorda, inoltre, che la Chiesa cattolica è chiamata “a promuovere la difesa della vita e il rispetto della persona”, rigettando ogni tipo di azione che generi violenza o morte. In cattedrale, ieri, si è svolta una messa per la riconciliazione e la pace.
In un videomessaggio, il vescovo della diocesi di Istmina-Tadó (nel dipartimento occidentale del Chocó), Mario de Jesús Álvarez Gómez, ha condannato con forza l’omicidio di Luis Chamapuro Quiro, leader del popolo Wounaan di Chocó, rapito lo scorso 3 febbraio da membri della guerriglia dell’Eln.
Il presule ha avvertito come ancora una volta le comunità di Medio San Juan, Unión Wounaan, La Lerma, Puerto Olave, San Cristóbal, La Unión, si sentano vessate da gruppi armati che non rispettano la vita della popolazione. Prosegue il vescovo: “Invito tutti i gruppi armati, l’Eln, il Clan del Golfo e tutti coloro che si impegnano a cercare il proprio bene, a guardare alla realtà del nostro popolo, delle nostre comunità e fermare definitivamente tutta questa spirale di violenza”.
Sempre ieri, in un attentato, quattro persone sono morte ad Arauquita, nel dipartimento di Arauca, che si trova praticamente in stato di guerra dall’inizio dell’anno, per gli scontri tra Eln e dissindenza Farc per il controllo del territorio e dei traffici illegali. Secondo l’ong Indepaz di tratta del diciannovesimo massacro nel Paese dall’inizio dell’anno.