Benedetto XVI “non voleva insabbiare” la piaga della pedofilia. A garantirlo è anche il vescovo di Passau, mons. Stefan Oster, a proposito delle affermazioni contenute nel Rapporto commissionato dall’arcidiocesi di Monaco e Frisinga sugli abusi commessi dal clero. Nella biografia di Peter Seewald su Benedetto XVI, pubblicata nel 2020 – fa notare il vescovo di Passau sul suo sito – era già scritto che l’arcivescovo Joseph Ratzinger era presente all’incontro del 1980, quando arrivò l’ammissione da parte del prete abusante H. “Quindi la ricerca di Seewald aveva già rivelato la partecipazione di Ratzinger” ed “era anche già noto che questo incontro non riguardava l’incarico di H. nella pastorale, ma il suo soggiorno a Monaco per la terapia”. Nella difesa presentata da Benedetto allo studio legale di Monaco incaricato dell’indagine era inizialmente indicato che lui non era presente a quella riunione. “Un errore fatale – commenta Oster – perché lo studio legale è riuscito a criticare Benedetto per falsità in una questione decisiva per tutti. La breve correzione pubblica di Benedetto poco dopo, che parla di un ‘incidente’ nella ‘elaborazione editoriale’, chiarisce che il Papa emerito, 94enne, si sarebbe affidato a collaboratori che hanno commesso un errore cruciale su un punto cruciale. Dal mio punto di vista, l’intenzione è fin troppo evidente di far apparire il Papa emerito il più irreprensibile possibile contro tutte le possibili accuse, con mezzi legali, in queste dichiarazioni. Ma purtroppo un tale tentativo è poco efficace oggi, specialmente dopo le nostre attuali esperienze di conoscenza in termini di abuso”. Secondo la ricostruzione del vescovo si tratterebbe, quindi un errore commesso dai collaboratori per proteggere il Papa emerito, che però si è rivelato un boomerang. L’attuale vescovo di Passau, diocesi dove Ratzinger è nato, partendo dalla sua conoscenza personale del Papa emerito fa notare che quest’ultimo “è stato uno dei primi a riconoscere” la piaga della pedofilia nella Chiesa e a prendere “misure concrete ed efficaci, attraverso molti incontri con le persone colpite e un duro giudizio sui colpevoli. E tutto questo contro non poca resistenza in Vaticano”. “Mi colpiva il fatto che Benedetto usasse il termine ‘sopravvissuti’ più spesso di ‘vittime’, perché sapeva quanto gli abusi potessero essere potenzialmente letali e devastanti nella vita di una persona”, conclude il vescovo tedesco.