“L’affaire Djokovic, una partita che ci riguarda” è il titolo dell’editoriale del nuovo numero di “Aggiornamenti sociali”, rivista dei gesuiti di Milano. La vicenda della partecipazione del tennista Novak Djokovic agli Australian Open ha toccato tematiche diverse, dalla responsabilità personale all’importanza del valore delle regole per tutti, dalle politiche migratorie alle dinamiche politiche. Nell’editoriale, il direttore Giuseppe Riggio cerca di offrire una chiave di lettura dei fatti, che vada oltre il dibattito polarizzato del torto e della ragione.
Ma nel nuovo numero della rivista rientra anche il dibattito sul fine vita, con una riflessione su eutanasia e suicidio assistito, con un contributo di Massimo Reichlin, Andrea Giannini e Mario Picozzi.
A proposito dell’affaire Djokovic, si legge fra l’altro: “Quando una vicenda sportiva, soprattutto se coinvolge un atleta di fama mondiale, travalica i confini dei media specializzati e dei confronti appassionati fra i tifosi, allora abbiamo a che fare con una storia emblematica, nella quale si ritrovano alcune delle dinamiche in atto nella nostra società. Questo è accaduto di recente con gli eventi che hanno visto il tennista serbo Novak Djokovic, numero uno della classifica mondiale e uno dei più forti giocatori di sempre, impegnato in una lunga ‘partita’, durata quasi due settimane, che non è stata giocata in un campo da tennis, ma nelle aule dei tribunali e nelle piazze, reali e mediatiche”.
Riggio scrive: “I protagonisti della storia sono facilmente identificabili. Da un lato, uno degli atleti più famosi e ricchi al mondo, noto per la sua attenzione nei confronti dei colleghi e il generoso impegno in attività filantropiche, che si rifiuta di sottoporsi alla vaccinazione contro la Covid-19. Dall’altro, il Governo federale australiano, che ha adottato misure molto rigide per contenere la pandemia, tra cui la necessità della vaccinazione per l’ingresso nel Paese, costretto a gestire l’escalation dei contagi a causa della variante Omicron in un clima preelettorale, dato che a maggio si voterà per eleggere il Parlamento. L’annullamento del visto per partecipare agli Australian Open, inizialmente concesso a Djokovic grazie a un’esenzione medica per aver contratto la Covid-19, e la conseguente espulsione dal Paese, decisi dal Governo e confermati dalle più alte istanze della magistratura australiana, sono l’esito finale di una storia rocambolesca, degna di un film, in cui non sono mancati colpi di scena e polemiche, proteste vibranti e silenzi imbarazzati”. Qui per leggere l’editoriale.