WeWorld – organizzazione italiana che da 50 anni difende i diritti di donne, bambini e bambine in Italia e in 27 Paesi del mondo – promuove una campagna di emergenza per dare un sostegno alle persone più colpite dal conflitto. Sono oltre 16 milioni i bambini, bambine e mamme che stanno affrontando un lungo inverno in Ucraina e Moldavia.
WeWorld dall’inizio del conflitto è impegnata nel dare assistenza e sostegno ai tanti sfollati, fuggiti dalle proprie case per mettersi in salvo dai bombardamenti, lasciando dietro di sé la propria vita. Si tratta di donne, bambini, bambine, anziani e persone fragili che sopravvivono in ripari di fortuna e ogni giorno devono fare una scelta: acquistare il necessario per scaldarsi o del cibo per sfamarsi.
Con l’arrivo del Natale è possibile contribuire a rendere questo periodo un po’ meno difficile, attraverso un aiuto concreto, che si può fare attraverso il sito di WeWorld: con 25 euro si assicurano acqua pulita e pasti caldi per un mese a una famiglia; con 75 euro si donano tre coperte termiche e tre sacchi a pelo a chi ha perso tutto a causa della guerra; con 150 euro si garantiscono un riparo sicuro e beni di prima necessità nelle strutture di accoglienza.
I fondi raccolti serviranno per la fornitura di generi di prima necessità per l’inverno (generi alimentari e non, come vestiti caldi coperte, kit termici, kit igienici etc.), stoccaggio e distribuzione di acqua potabile ed energia elettrica, assistenza in denaro e sostegno psicosociale e sanitario per i bambini e per le persone più bisognose.
“Abbiamo promosso questa campagna di emergenza per aiutare milioni di persone ad affrontare il gelo dell’inverno ucraino e moldavo, dove nelle prossime settimane le temperature scenderanno fin sotto i -20°C – commenta Marco Chiesara, presidente di WeWorld, che in questi giorni si trova in Ucraina, tra Kiev e Irpin insieme agli operatori della Ong –. La situazione è molto peggio di quanto immaginassi tra chi vive ancora nelle proprie abitazioni e non sa come riscaldarle e chi vive nei centri di accoglienza informali e non ha più nulla, spesso nemmeno un giaccone con cui ripararsi. I sistemi di fornitura di acqua, elettricità e gas danneggiati o non funzionanti rendono la situazione ancora più complessa e la possibilità di riattivare i mercati locali sempre più lontana. Il sostegno attraverso l’assistenza in denaro rimane uno dei bisogni più sentiti dalla popolazione colpita, senza dimenticare altri bisogni primari come la ricezione di cibo, kit igienici, medicinali e mezzi alternativi per riscaldare e illuminare le case: occorrono candele, sistemi solari, generatori, batterie, indumenti termici o caldi e coperte.
In questi mesi abbiamo assistito alle devastazioni della guerra, che non riguardano solo le città, ma anche e soprattutto le persone, a cui diamo sostegno psicologico perché in queste drammatiche circostanze affrontare i problemi di salute mentale rimane una priorità”.