“I tanti casi di violenza in ambito domestico, di cui abbiamo purtroppo notizie frequenti, nascono quasi sempre dalla pretesa di possedere l’affetto dell’altro, dalla ricerca di una sicurezza assoluta che uccide la libertà e soffoca la vita, rendendola un inferno”. Lo ha spiegato il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, in cui ha ribadito che “solo Dio sa cosa è veramente buono per noi”: “la possessività è nemica del bene e uccide l’affetto”. “Possiamo amare solo nella libertà, per questo il Signore ci ha creato liberi, liberi anche di dirgli di no”, ha assicurato Francesco: “Offrire a Lui ciò che abbiamo di più caro è nel nostro interesse, ci consente di viverlo nella maniera migliore possibile e nella verità, come un dono che ci ha fatto, come un segno della sua bontà gratuita, sapendo che la nostra vita, così come la storia intera, è nelle sue mani benevole”. “È quello che la Bibbia chiama il timore di Dio, cioè il rispetto di Dio – non che Dio mi spaventi – condizione indispensabile per accogliere il dono della sapienza”, ha commentato il Papa: “È il timore che scaccia ogni altro timore, perché orientato a Colui che è Signore di tutte le cose. Di fronte a lui nulla può inquietarci. È l’esperienza stupita di San Paolo: ‘Ho imparato ad essere povero e ho imparato ad essere ricco; sono iniziato a tutto, in ogni maniera: alla sazietà e alla fame, all’abbondanza e all’indigenza. Tutto posso in colui che mi dà la forza’. Questo è l’uomo libero”. “Riconoscere questo è fondamentale per una buona decisione, e rassicura su ciò che non possiamo controllare o prevedere: la salute, il futuro, le persone care, i nostri progetti”, ha concluso Francesco: “Ciò che conta è che la nostra fiducia sia riposta nel Signore dell’universo, che ci ama immensamente e sa che possiamo costruire con lui qualcosa di stupendo, di eterno. Le vite dei santi ce lo mostrano nella maniera più bella. Andiamo avanti, sempre cercando di fare delle decisioni così: in preghiera, sentendo cosa succede nostro cuore e andare avanti, lentamente”.