“Chiediamo al governo italiano di fare pressione sul governo iraniano perché vengano rilasciati tutti i manifestanti che sono in carcere e rischiano la pena di morte. Chiediamo di mettere il Pasdaran che è l’organo repressivo del regime nella lista nera e chiediamo che vengano chiuse tutte le ambasciate iraniane presenti nei Paesi europei. Queste sono le nostre richieste. Alle donne italiane, invece, diciamo: appoggiateci e siate qui in Italia la voce delle donne iraniane che gridano libertà e democrazia e che in questo momento non hanno voce”. A parlare al Sir è Shahrzad Sholeh, presidente dell’Associazione delle donne democratiche iraniane in Italia (Addi) che domani parteciperà a Roma alla Conferenza interpartitica dei senatori e deputati italiani dedicata al tema: “Iran. Le proteste per la libertà e per una Repubblica democratica. Prospettive e ruolo della comunità internazionale”. Secondo quanto si legge nel comunicato che presenta il convegno, la rivolta iraniana continua da oltre 80 giorni e si è estesa a 280 città in tutte le 31 province. Il regime iraniano ha fatto ricorso a una massiccia e spietata repressione che ha causato almeno 680 morti, di cui almeno 60 minorenni. Più di 30.000 manifestanti sono stati imprigionati e si trovano attualmente in terribili condizioni fisiche e mentali e soggetti a gravi violazioni dei diritti umani. La magistratura del regime clericale ha emesso diverse condanne a morte e lunghe detenzioni per i manifestanti, mentre il destino di decine di migliaia di persone rimane sconosciuto. “Quello che ci preoccupa di più – racconta Sholeh al Sir – sono le persone che sono state arrestate, più di 30mila manifestanti, che rischiano la pena di morte. Sono donne, ragazzi giovani, minorenni. Sono persone di tutte le età come di tutte le età sono le persone che sono state uccise in questi tre mesi. Condannati e uccisi solo per aver manifestato contro il regime. Questa è l’unica accusa. La questione del velo ormai è finita. Gli slogan che si leggono per strada sono tutti contro la dittatura e per un cambio totale del regime in Iran. Sono queste le richieste”. La conferenza di domani tratterà anche della violenta repressione dei manifestanti, compreso l’uso di munizioni vere, pestaggi a morte, arresti di massa, torture, intimidazioni e in particolare aggressioni alle donne. “In questi 3 mesi di rivolta – dice l’attivista -, qui in Italia, avete visto solo un po’ di quello che succede veramente nel Paese”. E aggiunge: “Dopo 43 anni di repressione, la gente non vuole più questo regime. Economicamente non ha niente e quindi non ha niente da perdere. Per questo scende per strada per protestare. Le donne si trovano in una condizione ancora peggiore perché non hanno più nessun diritto e per il regime non hanno nessun valore. Infatti in prima fila nelle manifestazioni, si vedono donne, anche giovanissime di 16/17 anni. Vogliono libertà, vogliono la democrazia”.