“Ho una domanda da porre alla città, ai responsabili delle amministrazioni e delle istituzioni della città e del territorio, a me stesso e alla comunità cattolica e a tutte le comunità cristiane e a tutti i rappresentanti delle tradizioni religiose che vivono in città: e gli altri? E la domanda non si accontenta di una risposta facile, sbrigativa. La domanda può continuare a ispirare l’attenzione, incoraggiare la speranza, esigere d’essere considerata in ogni ambito della vita pubblica”. Questa la riflessione conclusiva del “Discorso alla città” che l’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, ha rivolto durante i Vespri alla vigilia della festa per il patrono sant’Ambrogio.
“Si potrebbe dire”, ha osservato l’arcivescovo: “E gli altri: chi sono?”. “Sono la nostra inquietudine, sono interlocutori e annunciatori della nostra speranza, sono chiamati a essere il ‘noi’ che si governa nelle istituzioni democratiche”, ha concluso mons. Delpini. Nel testo che verrà stampato – più ampio di quello pronunciato – l’arcivescovo ha voluto esprimere l’elogio verso gli “amministratori della cosa pubblica nelle amministrazioni comunali, amministratori della giustizia nei tribunali, responsabili dell’ordine pubblico e della sicurezza dei cittadini, uomini e donne di Chiesa, cittadini, voi tutti che sapete chi sono gli altri e ve ne prendete cura”. “Voglio fare l’elogio e dire parole di incoraggiamento e di benedizione – ha proseguito – per voi che, incontrando i problemi e le ferite, non perdete troppo tempo a domandarvi: ‘Di chi è la colpa?’ e piuttosto vi chiedete: ‘Che cosa posso fare io per medicare le ferite e affrontare i problemi?’”. Un elogio che si estende a “voi che, incrociando le persone, non girate la faccia dall’altra parte, desiderando di non essere disturbati, e piuttosto sorridete e salutate e ascoltate, perché queste persone sono la vostra gente”. Ma anche a “voi che affrontate a viso aperto le ingiustizie, le prepotenze, le forme di illegalità, le manifestazioni del vandalismo e vi mettete dalla parte delle vittime. Anche voi avete paura, perché siete gente normale, ma l’affrontate, perché gli altri vi stanno a cuore; gli altri, quelli che sono più deboli, che sono meno rappresentati, anche se non votano. Voi state dalla parte di coloro che hanno più bisogno delle istituzioni e del loro buon funzionamento”. Infine l’elogio per “voi, uomini delle istituzioni, onesti, dedicati, responsabili, espressione di una democrazia seria, faticosa e promettente, decisi a far funzionare il servizio che i cittadini vi hanno affidato. Voglio fare l’elogio di voi, che sapete che cos’è il bene comune e lo servite”.