“Il mio primo pensiero alla notizia della sua morte è stato quello di immaginarlo in Paradiso, mentre contemplava la verità dell’amore, quel ‘veritas in charitate et charitas in veritate’ di cui è stato testimone con il suo magistero e con la sua stessa vita”. Così il vescovo di Bergamo, mons. Francesco Beschi, commenta la morte di Benedetto XVI. “Il suo tratto delicato ha inciso profondamente la granitica storia della Chiesa e dell’umanità”, aggiunge.
Il presule ricorda l’ultimo incontro con lui insieme a tutti i vescovi di Lombardia. “Nel salutarlo, mi disse: ‘Alla morte di Papa Giovanni, tutta la Germania ha pianto. Era un uomo eccezionale’. Alla mia risposta: ‘Anche lei lo è’, scosse lentamente la testa con un dolce sorriso”. “Un uomo di cultura eccezionale, aperto al mondo, nel dialogo possibile tra fede e ragione, convinto che ‘la fede permette alla ragione di svolgere in modo migliore il suo compito e di vedere meglio ciò che le è proprio’”, ribadisce mons. Beschi. Che continua a ricordarlo così: “Un Papa di spiritualità abissale, un custode del futuro, coniugando il valore della tradizione con una visione moderna di Chiesa, tanto da avere il coraggio, pieno di fede, della scelta delle dimissioni, incarnando in sé quella sapienziale intuizione della prospettiva di un umanesimo veramente integrale, di ogni uomo e di tutto l’uomo, illuminato dalla luce che viene da Dio”. Infine, il vescovo di Bergamo ha ribadito che “oggi la sua figura esile, come candela consumata davanti al Santissimo, ci fa guardare il cielo in modo nuovo per il suo nuovo viaggio, quello del suo venire alla luce della verità e dell’amore che fino in fondo ha testimoniato”.