Natale 2022: Affinati, “oggi la grotta di Betlemme la ritroviamo a Kiev e Teheran”.

“Il Bambino Gesù nasce sempre nella povertà e nelle intemperie della storia. La grande novità e lo scandalo del cristianesimo è proprio questo: un Dio che assume su di sé il dolore del mondo, lasciandoci tuttavia responsabili delle nostre azioni, in grado di scegliere fra cosa è bene e cosa non lo è. Per questo la stalla o la grotta di Betlemme oggi le ritroviamo a Kiev e Teheran, anche se non dovremmo mai dimenticare i tanti altri microconflitti presenti sul pianeta. E poi dovunque alberga il male, lì, incredibilmente, sentiamo il vagito del Bambinello, lo stesso che quando diventerà adulto, dirà: ‘Nessuno è buono, se non Dio solo’ (Marco, 10-18)”. Lo dice in un’intervista al Sir Eraldo Affinati, scrittore e insegnante romano, fondatore con la moglie Anna Luce Lenzi della scuola Penny Wirton per l’insegnamento gratuito della lingua italiana agli immigrati.
“Il Dio del Nuovo Testamento – spiega – ci spinge verso la pace, ma non ce la impone: dobbiamo essere noi a creare i presupposti affinché si realizzi. Senza rinunciare alla nostra identità, bensì mettendola in gioco, in un consapevole rischio espositivo. Dire la verità non significa semplicemente brandirla: bisogna tenere presenti i contesti in cui operiamo, sapere che ogni gesto produce una conseguenza da fronteggiare. Quando due persone si picchiano, il sangue non sporca soltanto le loro camicie, ma imbratta anche le nostre”. Come scorgere la luce dell’aurora in un tempo oscuro come l’attuale? “Di fronte al bambino impiccato dai nazisti, Elie Wiesel rischiò di perdere la fede. Al contrario, secondo il teologo tedesco Jürgen Moltmann, se noi non credessimo che Gesù era lì insieme alla piccola vittima innocente, non potremmo dirci cristiani”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Europa