Dei 18 missionari uccisi nel 2022, in maggioranza sacerdoti, solo tre erano nati in nazioni diverse da quelle in cui hanno terminato la vita terrena, tutti e tre appartenenti a Istituti religiosi missionari. Gli altri hanno bagnato con il loro sangue la stessa terra che li aveva visti nascere, crescere, donarsi totalmente al Signore nella consacrazione. Lo rileva il report dell’Agenzia Fides, diffuso oggi. “Se un tempo erano considerati a rischio per la vita dei missionari solo i territori cosiddetti ‘di missione’, dove l’annuncio del Regno di Dio, della giustizia, della verità e della dignità di ogni essere umano creato a immagine del Padre esponeva a pericoli, oggi in ogni parte del mondo chi annuncia Cristo sa cosa questo annuncio comporta”.
Secondo Fides, “non si tratta di ingenuità, di sprovvedutezza o all’opposto di esaltazione”. “I missionari e tutti i cristiani, soprattutto in certi luoghi, quando operano in situazioni e circostanze pericolose, lo fanno ‘per amore del Padre e dell’umanità’, che supera ogni paura e titubanza. Dalla Croce piantata sul Golgota duemila anni fa, continua a sgorgare il sangue di Cristo, che ha donato la vita per noi – ribadisce l’Agenzia delle Pontificie Opere missionarie -. Il Suo sangue bagna tutti i Continenti, anche attraverso l’offerta gratuita di tanti fratelli e sorelle che così fanno crescere intere comunità, nella certezza che la loro vita non è andata perduta, ma è stata donata”.