Il decreto “sicurezza” del governo Meloni “imporrà alle navi Ong (e solo a loro, contro ogni principio di uguaglianza) di non spendersi completamente nel salvataggio delle persone in mare. Dovranno compiere un soccorso per volta e rivolgersi subito a Roma che assegnerà, come sta già facendo, non il porto più vicino previsto dalla legge, ma il più distante dai luoghi in cui servono aiuto e soccorritori”. È il commento di Vittorio Alessandro – ammiraglio in congedo dalle Capitanerie di porto e membro del Comitato per il diritto al soccorso – in merito al decreto legge recante disposizioni urgenti per la gestione dei flussi migratori approvato dal Consiglio dei ministri il 28 dicembre ’22. “La nuova norma cancella trasbordi, rapidità dell’azione e rapido ricovero in porto – precisa –, tutto ciò che fa parte della cultura del mare e che le unità del soccorso istituzionale e le navi mercantili praticano quotidianamente. Essa soffoca in una logica da taxi del mare l’ingegno generoso del salvataggio marittimo”. “Dice il governo che così diminuiranno le partenze, ma non è vero – sottolinea –: la gente continuerà a partire sempre, come può. Saranno gli arrivi a ridursi e il saldo sarà quello, insostenibile, di altre vittime in mare”.