L’attacco alle Ong che salvano vite in mare è “un diversivo crudele, che serve soltanto a nascondere l’incapacità di governare un processo complicato” come quello delle migrazioni. Lo afferma in una intervista al Sir Ivana Borsotto, presidente della Focsiv, il coordinamento che riunisce da 50 anni 94 Ong di ispirazione cristiana, commentando il decreto che prevede un nuovo codice di condotta per le Ong che salvano vite umane in mare. “Ricordiamo che le Ong hanno salvato una quota minima delle persone che fanno la traversata e che nei flussi di persone che arrivano in Italia la stragrande maggioranza arriva in autonomia o sono state aiutare dalla Guardia costiera italiana – precisa Borsotto –. Anzi, potremmo dire che le Ong potrebbero fare ancora di più se non venissero intralciate da provvedimenti come questo”. “Nessuno nega che gestire le migrazioni globali sia un processo complicato e faticoso – puntualizza –. Però noi come società civile, come Ong che operano in quei Paesi, siamo i primi testimoni non solo delle condizioni di vita lì ma anche del fatto che le politiche migratorie più efficaci partono dai Paesi di origine, quindi la cooperazione bilaterale potrebbe svolgere un ruolo molto importante. Governare i flussi significa aprire delle porte mettendo delle condizioni, chiedendo ad esempio la conoscenza della lingua, provando a capire se ci sono professionalità già formate o che si possono formare. Percorsi già sperimentati ci dicono che si può governare un flusso migratorio”. Evidentemente, osserva, “le Ong disturbano. Purtroppo il meccanismo di mettere gli ultimi contro i penultimi funziona sempre molto. Noi siamo dalla parte di chi chiede più giustizia e libertà e capiamo la richiesta di futuro dei giovani di questi Paesi”. Inoltre “aumentare le sanzioni pecuniarie significa mettere sempre più in difficoltà le Ong che riescono a garantire questo servizio autofinanziandosi. Sono provvedimenti che mettono in discussione il nostro modo di concepire il nostro essere umani. Ne va della nostra umanità”. Il decreto restringe di fatto le possibilità, per le Ong, di effettuare più salvataggi durante una stessa missione: “Il tema dell’unico salvataggio contrasta con il fatto che le leggi del mare impongono di salvare la vita di chi si trova in pericolo in mare senza condizioni. È veramente grottesco sindacare sullo status di quella persona per sapere se sia da salvare o no. A noi sembra una aberrazione disumana”.