“La pace è uno dei nomi possibili delle relazioni tra le persone, tra i gruppi, tra i popoli. Un nome possibile della fraternità universale che li lega. Ma le relazioni fraterne sono delicate e complesse, quasi sempre drammatiche, come mostrano la cronaca, l’esperienza quotidiana e la storia biblica, da Caino e Abele alle diverse coppie di fratelli che Gesù sceglie a protagonisti delle sue parabole. Pace è anche sinonimo di dramma; certamente di scelta, di responsabilità, di impegno”. Lo scrive Paola Bignardi, presidente della Fondazione Don Primo Mazzolari, nell’editoriale del nuovo numero della rivista “Impegno”, edita dalla fondazione che ha sede a Bozzolo, dove il sacerdote (1890-1959) fu parroco per oltre trent’anni. “L’eventualità di un conflitto armato nel cuore dell’Europa era quasi tacitamente ritenuta impossibile o altamente improbabile, dall’opinione comune. Così, l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha quasi colto di sorpresa, mettendo in evidenza la povertà di una cultura di pace data troppo per scontata, anche nel mondo cattolico che solo qualche decennio fa ha potuto formarsi su documenti come la ‘Pacem in terris’, o sul magistero successivo che nei confronti della guerra ha avuto posizioni chiare di rifiuto”. Bignardi ripercorre il dramma del conflitto in Ucraina, il quale ha proposto “interrogativi che hanno inquietato le coscienze, almeno quelle che hanno guardato alla guerra in Ucraina non pensando solo all’aumento dei prezzi o alla penuria di gas o solo temendo che il conflitto si allargasse oltre i confini ucraini e raggiungesse anche noi. Questa guerra ha costituito per molti un campanello d’allarme su temi che si pensava non avessero più un’urgenza stringente”.