Natale: Perugia, al pranzo alla Mensa “Don Gualtiero” l’arcivescovo Maffeis ha salutato ciascuno dei 100 ospiti-commensali

(Foto: diocesi di Perugia-Città della Pieve)

Indossava la felpa ricevuta in dono dai volontari della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve, con scritto “Il bene è contagioso”, l’arcivescovo Ivan Maffeis giunto il giorno di Natale, all’ora di pranzo, alla Mensa “Don Gualtiero” del “Villaggio della Carità-Sorella Provvidenza” del capoluogo umbro. Accolto, tra gli altri, dal direttore della Caritas, don Marco Briziarelli, mons. Maffeis ha salutato ciascuno dei 100 ospiti-commensali, persone in gravi difficoltà accolte tutto l’anno da realtà socio-caritative della Chiesa o in estrema solitudine.
Mons. Maffeis ha impartito la benedizione ai commensali dicendo: “La nostra preghiera è un grazie per ciascuno di voi”, affidando il canto del “Gloria” ad una giovane famiglia peruviana che ha allietato il pranzo con musiche e canti natalizi. L’arcivescovo non ha tenuto discorsi, ma ha dato attenzione alle persone che chiedevano di parlare con lui, come un padre con i suoi figli, e ha voluto partecipare attivamente al servizio ai tavoli, favorendo fin da subito un clima molto familiare e gioioso, consapevole delle sofferenze di tanti. Basti pensare ad alcune madri ucraine rientrate a Perugia da Kiev due giorni fa. Una di loro ha raccontato la difficilissima situazione nella capitale dove per 20 ore al giorno manca la fornitura di energia elettrica, acqua e gas. Temono per i familiari rimasti in patria, che cercano di aiutarli portando beni di prima necessità reperiti anche con l’aiuto della Caritas e della comunità ucraina residente a Perugia.

Nell’omelia della notte di Natale mons. Maffeis ha evidenziato che la “Santa Notte ci consegna un Dio che non si impone; il suo non è il giorno della vendetta, ma della speranza”. La “fonte inesauribile” di questa “grande gioia, destinata a tutto il popolo” scaturisce “da Colui che è nato a Betlemme. Dio mostra il suo volto nella fragilità di un bambino, che – come ogni nostro figlio – è bisognoso di tutto: richiede di essere avvolto, prima ancora che in fasce, nella tenerezza e nello sguardo d’amore della Madre. Nel presepe, Dio – Lui, il Grande, l’Onnipotente – per amore si fa piccolo; deposto in una mangiatoia, si fa pane per la nostra fame di vita. Vuoi sapere chi sei? Vuoi conoscere qualcosa del mistero di cui sei impastato? Fermati davanti a questo Dio Bambino”.
L’incontro con Cristo “dà un senso a ciò che siamo, una direzione al nostro andare; ci permette di non lasciarci inghiottire dalle tenebre di questo mondo e dalle paure che queste suscitano; ci rende capaci di dare alle cose il loro giusto valore, mentre ci apre alla compassione e alla fraternità, alla responsabilità e alla condivisione”.

(Foto: diocesi di Perugia-Città della Pieve)

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