“Il Natale è l’esortazione e la spinta positiva, immessa nella nostra storia, per tornare a camminare con Dio e gli altri nella luce, nella verità, nella libertà, nella giustizia, nell’amore, nella pace”. Lo ha affermato il patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia, nella messa del giorno di Natale.
“Il segno del Natale è innanzitutto questo: camminare con Dio e, quindi, con gli altri. A differenza del mito greco di Narciso – che si innamorò della sua immagine -, il Natale ci invita ad uscire da noi stessi perché solo nella relazione con l’Altro e gli altri possiamo ritrovarci e riprendere il cammino – aggiunge il presule -. È l’invito a riscoprire il pronome ‘noi’, non restando imprigionati nel pronome ‘io’, spesso invadente, addirittura egemone, egocentrico”.
Mons. Moraglia evidenzia: “La guerra, con cui anche in Europa siamo tornati a confrontarci, ci ricorda che l’uomo è capace di tanto male e che questo male inizia dal cuore. Quanti sono gli uomini sbagliati, nei posti sbagliati e nei momenti sbagliati, ci ricorda la storia. E così la legge della forza sostituisce la forza della legge”.
Al contrario, “vivere secondo il principio del ‘noi’ – nella grande storia ma anche in quella quotidiana che ci riguarda direttamente – fa sì che anche i soggetti più lontani fra di loro ed antagonisti (se non ostili) possano trovare un punto d’incontro e di conciliazione: questo, oggi, vale per russi e ucraini, per palestinesi e israeliani, cinesi e americani, per le persone del Nord e del Sud del mondo”. Di qui l’invito: “È necessario tornare ad usare il pronome ‘noi’ anche, e soprattutto, nelle relazioni personali e di prossimità, in famiglia, con i colleghi, gli amici, i vicini di casa, le persone che incontriamo dove viviamo, in parrocchia, nelle realtà associative, nel nostro quartiere o paese”.
Per il patriarca, “celebrare il Natale ci conduce alla vera fonte della luce e della vita, ‘ridimensiona’ ogni forma di onnipotenza, contesta alla radice il dominio della tecnoscienza e di chi sogna il ‘transumano’ o il ‘post-umano’, aprendo a scenari inquietanti che si intravedono ogni qualvolta l’uomo s’illude d’essere la misura di tutto. Questo è l’oggi che ci interpella, ci spaventa, ci sfida”.
Il Natale, infine, conclude il presule, “ci mette in guardia dal pensiero unico dominante – che tutto uniforma e sbiadisce, a partire dallo strapotere dei media –, dai diktat del ‘politicamente corretto’ che ci condiziona pesantemente nella forma e nei contenuti. Natale, poi, è invito ad affrancarsi dallo strapotere e dall’onnipotenza del denaro che incide non solo sulle esistenze delle persone ma anche sulla democrazia, riducendola a pura forma”.