Un’“impennata di creatività e fantasia per inventare risposte e soluzioni innovative che rappresentino una crescita per tutto il sistema. Risposte tampone sono illusorie ed in generale dannose”. È il primo suggerimento che il vescovo di Prato, mons. Giovanni Nerbini, ha dato alla città per governare le crisi, economiche e sociali, che stiamo vivendo in questo tempo difficile segnato prima dalla pandemia e adesso dalla guerra alle porte dell’Europa. Nell’omelia pronunciata durante la celebrazione per il patrono Santo Stefano, il presule ha anche esortato alla “partecipazione ampia” della comunità per affrontare le difficoltà a livello civile ed ecclesiale, ammonendo: “Non si può delegare a una autorità la totale responsabilità del processo, né aspettarsi da un solo soggetto ricette risolutive”.
Dopo aver introdotto la figura di santo Stefano, “che sempre ci invita a guardare a questa nostra città adottando uno sguardo attento e premuroso”, mons. Nerbini ha invitato la comunità civile ed ecclesiale a fare “una seria riflessione per una adeguata comprensione del problema e l’adozione delle accorte e tempestive decisioni necessarie”, perché a causa delle crisi “il meccanismo che conoscevamo si è inceppato”. Il vescovo ha poi annunciato che in qualità di delegato per la Pastorale sociale e del lavoro della Conferenza episcopale toscana, sta studiando insieme alla sua commissione “il problema delle oltre cinquanta aziende che in Toscana rischiano la chiusura e per le quali si stentano a trovare soluzioni soddisfacenti. Per alcune siamo fermi allo scontro e alla paralisi”. “Torna spontaneamente alla memoria la vicenda della Pignone a metà degli anni Cinquanta e del suo felice esito per il concorso di tanti differenti soggetti che portarono il loro contributo”, ha affermato ricordando l’impegno di Giorgio La Pira in quella storica vicenda.
Nell’invitare chi esercita una autorità legittima in ambiti diversi ad avere “una grande trasparenza e una grande libertà dall’uso del potere, dall’avidità e dal denaro”, mons. Nerbini ha sottolineato che “scandali come quello appena portato alla luce a livello europeo, che vedono uomini delle istituzioni intascare mazzette indeboliscono la fiducia nelle istituzioni, gettano discredito, scoraggiano l’impegno personale e tolgono forza al valore che ogni incarico pubblico ha in se stesso”. “Dovremmo ripetere per noi ed insegnare alle giovani generazioni – ha notato il presule – il valore della parola ‘servizio’ così come lo vediamo in tanti volontari che sono impegnati nella nostra città”. E a questo proposito, il vescovo ha voluto rendere omaggio “alle migliaia di persone che quotidianamente si fanno carico dei bisogni e delle sofferenze altrui, portando il loro silenzioso contributo al corpo sociale nel suo insieme”.
Al termine della concelebrazione mons. Nerbini ha proclamato i vincitori della tredicesima edizione del Premio Santo Stefano. Ad aggiudicarselo quest’anno sono Azeta Filati, Pinori Filati e Unitech, tre aziende del comparto tessile pratese. “Si tratta di un riconoscimento morale – ha spiegato il vescovo – che vuole valorizzare quelle aziende e i suoi lavoratori che credono nei valori del lavoro, declinati anche secondo il motto dell’iniziativa: scienza, coscienza e innovazione”. La cerimonia di premiazione è stata annunciata per il mese di febbraio.