“Andiamo con coraggio alla grotta di Betlemme per scoprire ancora una volta un Dio appassionato alla nostra vita, un Dio che ama stare con noi, talvolta nascondendosi nelle pieghe oscure della nostra storia. Andiamo alla grotta e troveremo Gesù in un incontro che ha il sapore delle cose che desideriamo profondamente, che ci rendono umani e attenti agli altri, che ha il sapore buono di realtà e gesti di compassione e condivisione. Alla grotta preghiamo il nostro salvatore perché tocchi i cuori che si sono chiusi nell’egoismo, negli interessi di parte, i cuori che hanno perso la compassione e l’umanità e non sono più capaci di vergogna. Andiamo alla grotta e, se ci facciamo toccare da Lui, ci sarà ancora una possibilità per la pace, per la giustizia, per la solidarietà”. È l’invito espresso da mons. Marco Prastaro, vescovo di Asti, nel messaggio alla comunità diocesana in occasione del Natale.
“Una tristezza piena di vergogna – osserva il presule – pervade la nostra città: l’annunciata chiusura del Maina ci lascia smarriti e pieni di interrogativi. Ci preoccupa il futuro delle persone che lì sono ospitate – alcune da molti anni – ed il futuro dei lavoratori della struttura. L’indifferenza che abbiamo registrato in questi anni ci ricorda l’indifferenza degli albergatori di Betlemme, per i quali non c’era un posto per Maria e Giuseppe”. “A questa preoccupazione – prosegue il vescovo – se ne aggiungono altre: la guerra in Ucraina che sembra non avere fine, il caro bollette che rende incerta la vita di molte nostre famiglie, le speculazioni che fanno lievitare i prezzi dei beni essenziali, gli scandali di corruzione e malgoverno…”. “Eppure, siamo ancora chiamati ad andare alla grotta di Betlemme per adorare un bambino che è la nostra salvezza”, sottolinea mons. Prastaro, per il quale “il nostro andare incontro al Signore che viene, non perde senso né forza per il fatto che ciò che ci circonda è buio e preoccupante. Quel bambino, che è il nostro Salvatore, ancora una volta non si stanca di venire a vivere in mezzo a tutte le nostre contraddizioni, difficoltà ed egoismi”. “Proprio questo – rileva il vescovo – potrebbe essere l’inizio di un Natale di speranza: la certezza della presenza e della vicinanza del Signore. Una presenza e vicinanza concreta, tangibile, che ‘vediamo’ in quel desiderio del nostro cuore, che nulla riesce a spegnere, che è il desiderio di pace, una pace per tutti, una pace che sia finalmente vera…”.