“Nella notte di Natale la gioia non è di una sola famiglia con la sua parentela. È la gioia immensa di tutti i popoli della terra perché ci è stato dato un figlio (Isaia 9,5). In Lui ci possiamo riconoscere tutti figli di Dio Padre buono e ricco di misericordia e così pure tutti fratelli e sorelle”. Lo scrive nel suo messaggio natalizio il vescovo di Vicenza, mons. Giuliano Brugnotto. “Tutte le nostre famiglie, per quanto ferite, sono raggiunte dal mistero di Dio presente nella famiglia di Gesù e se le guardiamo bene attraverso il presepio, sono tutte famiglie ‘divine’. Il mistero dell’Amore di Dio le abita perché il Figlio di Dio è venuto ad abitare in mezzo a noi (Gv 1,14)”, osserva il presule, per il quale “il Dio che si fa bambino è un potente invito ad accogliere la vita. Anche quando questa è fragile e debole. Anche quando soffre un bambino innocente. Il Figlio di Dio è nato nella povertà di una mangiatoia perché tutti lo potessimo sentire vicino. Soprattutto chi è raggiunto da prove difficili. Non dobbiamo dimenticare che la potenza di Dio si manifesta nella piccolezza di un bambino che si apre alla vita e che è donato a tutti, anche a chi ha una famiglia ferita o non ha più una famiglia propria e sente il peso della solitudine”. Rivolgendosi, in particolare, ai genitori che assistono un figlio malato o disabile, il vescovo augura “in questo Natale di sentire accanto” a loro “la presenza viva di Colui che ha sopportato per amore il peso della croce”. “Vi auguro di celebrare la festa del Natale con la presenza amica di qualcuno che desidera stare al vostro fianco con delicatezza e con l’animo pieno di speranza”.
Essendo restato scosso dal sapere che nell’Ospedale San Bortolo ogni tre giorni vi è la richiesta di intervento da parte di donne che hanno subito aggressioni, mons. Brugnotto afferma: “L’invito che il Principe della pace ci rivolge è quello di deporre le armi presenti nel cuore, armi che alimentano violenza e distruzione”. Non manca un pensiero “per le tante famiglie che in Ucraina soffrono il freddo e la fame a causa di una guerra insensata in cui prevale la violenza e la distruzione sulle possibilità di dialogo per una convivenza pacifica”.
Ricordando la famiglia polacca Ulma, la cui storia è stata raccontata di recente da Papa Francesco, mons. Brugnotto conclude: “Questa famiglia martire è un inno alla pace. Non ha reagito alla violenza con altra violenza. Ha reagito alla brutalità della guerra con la generosità dell’accoglienza. Quando si ama davvero, si rischia la vita. Anche sostenuti dalla testimonianza questa famiglia santa che ha donato la vita, auguro a tutti la gioia, il calore e la pace di un Santo Natale”.