“Nella nostra notte Dio riempie la solitudine del cuore, si sdraia accanto a noi, ci sussurra parole di vita e di amore, prendendoci per mano nelle ore più buie, fino all’arrivo dell’alba. La notte degli uomini diventa così la culla di Dio, il luogo più buio diventa quello più luminoso perché per Lui ‘la notte è chiara come il giorno e le tenebre sono come luce’ (Sal 138)”. Lo scrive l’arcivescovo di Napoli, mons. Mimmo Battaglia, nella sua lettera di Natale, rivolgendosi idealmente alla “Notte santa” per “raggiungere con il Dio della luce le notti di questa nostra terra, di questo nostro tempo”. “Penso alle tante notti della mia amata città che si è così abituata a dire che ‘addà passà a nuttat’ che a volte rischia di dimenticare che la notte più buia è anche quella in cui occorre restare più vigili, per scorgere i tanti segnali di luce che pure non mancano e da cui occorre ripartire per affrettare insieme l’aurora. Penso alle notti che come Chiesa viviamo, quando ci sentiamo incapaci di comunicare il Vangelo a questo mondo cambiato in un batter d’occhio, senza che ce ne rendessimo conto per davvero: così afferrati dal timore e dallo smarrimento ci trinceriamo dietro mille barricate pur di non mettere in discussione le nostre strutture, pur di resistere ai mutamenti della storia, dimenticando che lo Spirito abita in essa e che il mutare della forma non cambia e non cambierà mai la Parola di vita e di speranza”. Citando nomi di giovani, famiglie, anziani, lavoratori, malati, profughi ucraini incontrati nel suo ministero pastorale, il presule fa una richiesta alla Notte santa: “A tutti loro, a questi volti e questi nomi sconosciuti ai potenti di questo mondo ma noti a Dio e custoditi nel piccolo cuore del Bambino di Betlemme, vorrei che tu, Notte santa, portassi una carezza di speranza, un fascio di luce, una melodia di amore e di vita. Che il tenero vagito del Figlio di Dio parli al cuore della mia città, ridestandola a una gioia vigile, fatta di passione e desiderio di camminare insieme. Che l’affidamento fiducioso della sua giovane Madre ispiri la Chiesa a fidarsi solo di Dio, della sua incrollabile fedeltà, non alle nostre strutture ma alla storia degli uomini e delle donne, che è storia amata e salvata, nella quale dobbiamo incarnarci come Lui stesso si è incarnato. Che l’ombra di Giuseppe di Nazareth, custode discreto dell’alba nel buio freddo della notte, aiuti tutti noi a custodire gli ultimi e i piccoli, coloro che rischiano non di restare ai margini ma di essere messi fuori dalla comunità. Che il cammino dei pastori verso Betlemme divenga il cammino di ogni povero, ispirandogli la certezza che nella ‘buona notizia’ di quel Bambino vi è il segreto del riscatto, la forza pacifica e potente della lotta per la giustizia, le istruzioni più utili per costruire la pace. Che il canto degli angeli accompagni le notti dei tanti bambini vittime della guerra e dell’ingiustizia, della malattia e dell’incuria, che la sua melodia arrivi al cuore dei potenti sciogliendone i grumi più duri, trasformando il nostro cuore di pietra in un cuore di carne”.