Papa Francesco: ai dipendenti della Santa Sede, “sminare pace, evitando di parlare male degli altri dietro le spalle”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Seminare pace, evitando di parlare male degli altri dietro le spalle”. È la consegna del Papa ai dipendenti della Santa Sede e del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, con i rispettivi familiari, incontrati in Aula Paolo VI per gli auguri di Natale. “Se noi facessimo questo soltanto, saremmo creatori di pace dappertutto”, ha proseguito Francesco a braccio: “Se c’è qualcosa che non va, parliamone direttamente con la persona interessata, con rispetto e franchezza, siamo coraggiosi! Non facciamo finta di niente per poi sparlare di lui o di lei con altre persone. Cerchiamo di essere onesti e sinceri. Facciamo la prova, vedremo che andrà bene”. “In questo momento della storia del mondo, siamo chiamati a sentire più forte la responsabilità di fare ciascuno la propria parte per costruire la pace”, ha detto il Papa: “E questo ha un significato particolare per noi che viviamo e lavoriamo nella Città del Vaticano. Non perché questo piccolissimo Stato, il più piccolo del mondo, abbia un peso specifico speciale, non per questo; ma perché noi abbiamo come Capo e Maestro il Signore Gesù Cristo, il quale ci chiama ad unire il nostro umile impegno quotidiano alla sua opera di riconciliazione e di pace. A partire dall’ambiente in cui viviamo, dai rapporti con i nostri colleghi, da come affrontiamo le incomprensioni e i conflitti che possono nascere sul lavoro; oppure a casa, nell’ambito familiare; o anche con gli amici, o in parrocchia. È lì che noi possiamo essere concretamente testimoni e artigiani di pace”. “Fate una carezza da parte mia ai vostri bambini e ai vostri anziani a casa”, la richiesta finale: “Loro sono il tesoro della famiglia, il tesoro della società. Vi ringrazio per tutto quello che fate qui dentro, e anche per la vostra pazienza. So che ci sono situazioni nelle quale esercitate la pazienza: tutti noi dobbiamo andare avanti con pazienza, con gioia, ringraziando il Signore perché ci dà questa grazia del lavoro. Ma custodire il lavoro è anche farlo con dignità: grazie per quello che fate qui dentro!”.

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