Continua la repressione da parte del regime iraniano e del suo leader supremo Ali Khamenei delle proteste popolari nel Paese. Secondo Ncri (Secretariat of the National Council of Resistance of Iran) “in un solo mese, dal 22 novembre al 21 dicembre, sono stati giustiziati almeno 61 prigionieri, 18 dei quali nell’ultima settimana a Shiraz, Karaj, Sari, Zabul, Rasht, Zanjan, Qazvin. Ncri riporta in un comunicato i nomi delle persone giustiziate e le prigioni dove sono state eseguite le condanne. Risale al 14 dicembre l’impiccagione di cinque prigionieri nella prigione di Gohardasht. Sabato 17 dicembre, i prigionieri nella prigione centrale di Karaj, dopo l’esecuzione di alcuni loro compagni di cella, hanno protestato cantando “Morte al dittatore” e “Morte a Khamenei”. La protesta è stata repressa dalle Forze del regime con i gas lacrimogeni e taser. Almeno un prigioniero sarebbe morto e altri rimasti feriti e portati in ospedale. La Resistenza iraniana, si sottolinea in un messaggio, “ancora una volta ribadisce la necessità di un’azione immediata da parte delle Nazioni Unite e dell’Unione europea e dei suoi Stati membri per costringere il regime dei mullah a fermare le esecuzioni e le uccisioni. Si chiede anche che una missione internazionale visiti le carceri e incontri i prigionieri. “Il regime clericale”, definito “la vergogna dell’umanità contemporanea”, “deve essere rifiutato dalla comunità mondiale e i suoi leader siano assicurati alla giustizia, per quattro decenni, con l’accusa di genocidio e crimini contro l’umanità”.