“I contributi disposti da Caritas, attingendo alle robuste risorse ricevute da una miriade di donatori, hanno poi cercato di raggiungere i profughi anche grazie a ulteriori canali e diversi progetti mirati”. “La rete degli Empori e delle Botteghe della Solidarietà ha fatto la sua parte, dotandosi di alimenti supplementari, erogati a 341 famiglie, ovvero 984 persone (dato incompleto, relativo a 15 strutture di distribuzione di cibo e prodotti per la casa)”. Infine, Caritas ha ricevuto e trasformato in progetti realizzati da varie realtà (comunità accoglienti, strutture di aiuto alimentare, sportelli di tutela della salute, servizi di integrazione linguistica e culturale) risorse provenienti da grandi donatori (aziende, banche, fondazioni), per un totale di 660mila euro. E 52 computer provenienti dalla Banca d’Italia sono stati destinati allo sviluppo di tali progetti”. Caritas Ambrosiana ha operato non solo sul versante interno dell’accoglienza, ma ha anche supportato lo sforzo di aiuto nell’emergenza, condotto dal network Caritas Internationalis e da partner esteri in alcuni paesi confinanti con l’Ucraina.
“La mobilitazione in risposta a gravi emergenze umanitarie – osserva Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana – è compito presente negli Statuti dei vari livelli Caritas sin dalle origini dei nostri organismi. Cerchiamo però di svolgere questo indifferibile compito d’aiuto, e l’abbiamo fatto anche in occasione di questa enorme e prolungata emergenza, con una spiccata declinazione pedagogica e promozionale. L’intento pedagogico è rivolto alle nostre comunità territoriali: tutte le parrocchie, tutti i soggetti solidali, tutti i volontari e fedeli della nostra diocesi sono chiamati a farsi carico della responsabilità dell’accoglienza, senza deleghe a ‘specialisti dell’umanitario’. Nel caso dei profughi ucraini, l’attivazione è stata spontanea e capillare, davvero ammirevole, esempio di autentica carità di popolo: Caritas non poteva non coordinarla, accompagnarla, finanziarla”.