Nella lunga lettera con gli auguri per il Natale e il nuovo anno, il vescovo di Copenaghen Czeslav Kozon ripercorre l’anno trascorso dalla Chiesa in Danimarca, a partire dalla pandemia superata e dell’invasione della Russia con la devastante guerra in Ucraina che ha generato problemi e preoccupazioni, che in generale “creano un clima diverso in cui celebrare la festa quest’anno”. Si sofferma poi a lungo sulla vita della Chiesa in un anno “caratterizzato dalla ripresa di molte attività”. Il processo sinodale poi, “ha generato interesse e impegno nelle comunità”, nonostante un iniziale “scetticismo” su come lo si dovesse affrontare. “Il processo ha reso evidente la gioia delle persone nell’essere Chiesa e, allo stesso tempo, ha dato modo di esprimere desideri e preoccupazioni”. L’altra novità è stata la traduzione danese definitiva del Missale Romanum, “non una nuova liturgia, ma una buona occasione per ripensare il senso della liturgia”. Il vescovo fa poi un riferimento all’assenza dalle comunità di “alcuni che non sono tornati dopo la pandemia”, alle sfide costanti di custodire la fede, coinvolgere i giovani e gli immigrati, accogliere coloro che cercano un ambiente per la loro vita di fede, sfide che presuppongono “unità e solidarietà”, presupposti “importanti per apparire credibili e rilevanti”.
Eppure, continua mons. Kozon, “l’unità è spesso messa alla prova da polarizzazioni e tendenze divisive, specialmente all’estero”, o per le nuove segnalazioni di abusi nella Chiesa. “Molto si può e si deve discutere”, chiosa il vescovo, “ma molto è anche definito e necessita di approfondimento e consapevolezza”. Nella conclusione del messaggio, mons. Kozon fa riferimento ai “cambiamenti significativi” avvenuti per la vita delle comunità religiose in Danimarca, con “nuove norme, controlli e restrizioni” che “contribuiscono a rendere più difficile la vita ecclesiale in un Paese tradizionalmente caratterizzato da grande tolleranza e cordialità”. Per questo il vescovo conclude citando i profeti che hanno portato “incoraggiamento e visioni in un tempo di scoraggiamento e mancanza di speranza”: così l’incarnazione del Figlio di Dio, “potrà trasformare lo sconforto e l’ansia in gioia e speranza”.