“La voce di Dio non si impone, è discreta, rispettosa, e proprio per questo pacificante. E solo nella pace possiamo entrare nel profondo di noi stessi e riconoscere i desideri autentici che il Signore ha messo nel nostro cuore”. Lo ha spiegato il Papa, che ha dedicato la catechesi dell’udienza di oggi, in Aula Paolo VI, ad alcuni “aiuti” per il discernimento, a partire dal confronto con la Parola di Dio e la dottrina della Chiesa. “Per il credente, la Parola di Dio non è semplicemente un testo da leggere, è una presenza viva, opera dello Spirito Santo che conforta, istruisce, dà luce, forza, ristoro e gusto di vivere”, ha affermato Francesco: “È un vero anticipo di paradiso. Lo aveva ben compreso un grande santo e pastore, Ambrogio, che scriveva: ‘Quando leggo la Divina Scrittura, Dio torna a passeggiare nel paradiso terrestre’”. La Bibbia ci aiuta “a leggere ciò che si muove nel cuore, imparando a riconoscere la voce di Dio e a distinguerla da altre voci, che sembrano imporsi alla nostra attenzione, ma che ci lasciano alla fine confusi”, ha proseguito il Papa: “La Bibbia ci avverte che la voce di Dio risuona nella calma, nell’attenzione, nel silenzio”, ha aggiunto citando l’esperienza del profeta Elia: “il Signore gli parla non nel vento che spacca le pietre, non nel fuoco o nel terremoto, ma in una brezza leggera. È un’immagine molto bella”. “Non aver paura di questo: il cuore parla al cuore”, l’invito a braccio a proposito di questo “rapporto affettivo” con la Scrittura, che “ci porta a vivere una relazione affettiva con il Signore Gesù”. “Molte volte possiamo avere un’idea distorta di Dio, considerandolo come un giudice arcigno, severo, pronto a coglierci in fallo”, ha osservato il Papa: “Gesù, al contrario, ci rivela un Dio pieno di compassione e di tenerezza, pronto a sacrificare sé stesso pur di venirci incontro, proprio come il padre della parabola del figlio prodigo”.