238 tra Premi Nobel, funzionari (attuali ed ex) delle Nazioni Unite, giudici, esperti di diritti umani, ong di tutto il mondo hanno inviato oggi, mercoledì 21 dicembre, una lettera aperta ai leader mondiali perché intensifichino le loro pressioni sull’Iran chiedendo l’immediata fine delle esecuzioni di manifestanti antigovernativi. Si chiede anche di imporre sanzioni ai funzionari iraniani per violazioni dei diritti umani, di espellere gli ambasciatori iraniani e inserire nella blacklist il Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche (Irgc). “Da quando sono iniziate le proteste popolari in Iran dopo la morte di Mahsa Amini – si legge nella lettera che al Sir è arrivata attraverso l’Associazione delle Donne democratiche iraniane in Italia (Addi) –, le autorità hanno assassinato più di 700 manifestanti, tra cui decine di bambini, per strada o in prigione. Oltre 30.000 manifestanti sono stati arrestati, con dozzine che hanno ricevuto la condanna a morte per ‘moharebeh’, in processi fittizi accelerati”. La lettera è stata inviata a Joe Biden, presidente degli Stati Uniti, Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, Rishi Sunak, primo ministro del Regno Unito, Justin Trudeau, primo ministro del Canada, e in copia a Volker Türk, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti umani. I firmatari includono 15 Premi Nobel e illustri personaggi dei diritti umani come l’ex arcivescovo di Canterbury Rowan Williams e l’ex campione mondiale di scacchi Garry Kasparov. Ci sono anche un ex presidente del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, tre ex assistenti del segretario generale delle Nazioni Unite, 17 ex relatori speciali delle Nazioni Unite per i diritti umani. Hanno aderito all’appello circa 34 tra ong e istituzioni universitarie. “Decenni di apparente silenzio e inazione da parte della comunità internazionale – scrivono i firmatari della lettera – hanno contribuito ad alimentare una cultura dell’impunità in Iran. Dagli anni ’80, le autorità iraniane hanno giustiziato in via extragiudiziale decine di migliaia di manifestanti dissidenti e prigionieri politici, alcuni di appena tredici anni”. “Oggi, mentre i coraggiosi giovani iraniani continuano le loro proteste per porre fine a decenni di tirannia, è imperativo che le principali nazioni democratiche del mondo agiscano con urgenza per impedire alle autorità iraniane di tentare di reprimere le proteste in corso attraverso l’uso della pena di morte in violazione del diritto internazionale”.