Le reti della Caritas e di Eurodiaconia “stanno colmando il divario tra il sostegno dei governi e il vero costo della vita per le persone in condizioni di povertà, ma servono maggiori investimenti per svolgere il nostro lavoro”. È Maria Nyman, segretario generale di Caritas Europa, che commenta i dati di un sondaggio condotto in 18 Paesi europei dai due organismi. Le fa eco Anne-Sophie Wislocki, segretario generale ad interim di Eurodiaconia: “Alcuni dei nostri membri stanno lottando molto con l’inflazione e, nonostante l’aumento delle esigenze e un rigido inverno in arrivo, alcuni dei loro servizi potrebbero dover chiudere presto”. Il 40% degli interpellati ha dovuto mettere in campo nuove misure per far fronte alla crescente povertà con cui si è confrontato: apertura di nuovi spazi caldi, maggiore sostegno alimentare, abbigliamento, servizi per i senzatetto, sostegno finanziario per l’alloggio e le spese energetiche e consulenze su possibilità di risparmio e sui debiti. Allo stesso tempo, però, gli enti si vedono a loro volta costretti a mettere in atto strategie per risparmiare: riducono il riscaldamento degli uffici, ridisegnano le priorità dei fondi, “ma c’è un limite a ciò che possono fare se vogliono continuare a gestire i loro servizi e mantenere calde le loro strutture per fornire assistenza e riparo alle persone bisognose”, aggiunge Wislocki. Molte delle associazioni infatti non ricevono alcun sostegno finanziario o sussidio dal governo, come riportato da oltre la metà delle organizzazioni intervistate. Le due reti invitano l’Ue e i governi europei, oltre che a intraprendere ulteriori azioni per sostenere le famiglie vulnerabili, anche a “investire in fornitori di servizi sociali senza scopo di lucro. È necessario un sostegno immediato e mirato per evitare che più persone cadano in povertà e per garantire dignità e benessere a tutti”.