“Il Natale è quella festa in cui dobbiamo pensare che siamo importanti agli occhi di Dio”. Lo ha detto il patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, nell’omelia della messa di Natale celebrata presso la casa circondariale maschile, a Santa Maria Maggiore, dopo due anni di sospensione causati dalla pandemia e dal contingentamento dei contagi. “Non so se avete mai provato a prendere le mappe satellitari: consentono vedere l’intero pianeta e stringendo si possono vedere i continenti, i paesi, le città e le strade. Dio può andare a guardare fino a dento le case e dentro di noi – ha spiegato Moraglia -. Dio guarda e vede il nostro cuore. Dio mi guarda e mi parla e questa non è una favola, è la verità ed è una cosa bella. Natale vuol dire che ognuno di noi ha ‘chances’, una opportunità che Dio gli dona. Se mi lascio guardare da Dio qualcosa cambia”. “Sono contento di essere tornato tra voi. Ritorniamo ad incontrarci. Questa è per me la prima messa di Natale che celebro”, aveva esordito il patriarca.
Un appuntamento tradizionale e organizzato dalla Cappellania penitenziaria di Venezia curata da don Antonio Biancotto e dalle suore di Maria Bambina insieme a molti volontari ed operatori. Don Biancotto ha concelebrato insieme al Patriarca, con l’assistenza del diacono Stefano Enzo, direttore della Caritas veneziana. Terminata la celebrazione, è continuato il dialogo dei detenuti con il patriarca, che gli hanno offerto in dono un omaggio prodotto con le loro mani nel laboratorio di pelletteria, insieme ad una maglietta. La direttrice dell’istituto, Immacolata Mannarella, ha ricordato con gratitudine “la sollecitudine e l’impegno del patriarca verso le case circondariali, anche attraverso il suo prezioso collaboratore, don Biancotto”. Ha partecipato alla celebrazione padre Avram Matei, archimandrita della comunità cristiana ortodossa rumena presente a Zelarino, il quale alla fine del dialogo ha salutato i detenuti e proposto un canto tradizionale natalizio rumeno.