Più di 30 organizzazioni umanitarie in Pakistan, tra cui la Commissione Giustizia e pace della locale Conferenza episcopale, sostenuta da Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs), hanno sollecitato il Governo affinché prenda in seria considerazione gli ultimi dati sugli episodi di conversione forzata. Il numero di casi sta infatti aumentando a un ritmo allarmante. In un rapporto presentato al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite a luglio, il Centro per la Giustizia sociale con sede a Lahore ha riferito di 78 episodi, ufficialmente denunciati, di conversione forzata nel 2021, ma secondo fonti locali di Acs il numero di casi sarebbe fortemente sottostimato a causa della mancata denuncia. In un comunicato Acs riporta il caso di una quattordicenne cristiana Mehwish Bibi, rapita da un vicino di casa musulmano che l’ha convertita con la forza all’Islam e l’ha sposata. Dopo l’intervento di Christians’ True Spirit (Cts), richiesto da parte dei genitori della giovane, la ragazza ha trovato accoglienza in un rifugio del Cts da quasi un anno. Qui viene seguita, insieme ad altre ragazze, da psicologhe qualificate. Il Cts ospita anche 15 studentesse della St. Joseph’s Girls High School di Lahore, una scuola cattolica gestita dalle Suore della Carità di Gesù e Maria. Tra loro cinque figlie cristiane di donne convertite con la forza all’Islam e 10 ragazze che lavoravano nelle fornaci di mattoni. Tra queste ultime c’è Sara Fayaz, 12 anni, nata da madre cristiana e padre musulmano che l’ha violentata. La madre, a sua volta rapita nel 2007 e convertita all’Islam, ha preso con sé Fayaz ed è fuggita da Islamabad.